Organici docenti ed Europa: perché sono alti in Italia ?


Il ministro e gli organici degli insegnanti

In un recente incontro organizzato dalla "Fondazione Corriere della sera", il ministro della pubblica istruzione Fioroni ha affermato che il numero di insegnanti di cui dispone la scuola statale non è eccessivo e che non può essere raffrontato alle situazioni dei diversi Paesi europei, perché l’Italia ha, a giustificazione del più favorevole rapporto del numero di docenti/alunni, una situazione ben diversa dagli altri.  La differenza rispetto all’Europa, ha precisato il ministro nel corso del dibattito, dipende da due fattori atipici: l’Italia ha molte scuole in centri con meno di 5 mila abitanti o in comuni di montagna e garantisce il sostegno agli alunni disabili.  "Al netto di questi due aspetti – ha affermato Fioroni – siamo in linea con la media UE".  In effetti si tratta di atipicità del sistema formativo italiano spesso richiamate da molti osservatori. Ma il Quaderno bianco sulla scuola presentato recentemente dallo stesso ministro Fioroni e dal ministro dell’economia Padoa-Schioppa, a dire il vero, non dice proprio le stesse cose, riconoscendo che il rapporto italiano insegnanti/studenti è elevato ("forte eccesso italiano del rapporto insegnanti/studenti rispetto al valore medio dell’OCSE"), che il relativo problema è fondato, che i fattori determinanti sono diversi e diverse possono essere le azioni per portarlo gradualmente e contestualmente ai livelli europei (pagg. 80 e seguenti del quaderno).  Il Quaderno, a proposito dei docenti di sostegno (una tipicità della scuola italiana), effettua il duplice confronto con i Paesi europei, rilevando come, anche senza contare quei posti di docente, il rapporto italiano resta sotto la media europea.  Quanto poi ai piccoli comuni che, secondo Fioroni, concorrerebbero al negativo rapporto italiano ("ma l’Italia non è necessariamente più "rurale" di altri paesi dell’OCSE rispetto ai quali presenta rapporti studente/classe più elevati" – pag. 83 del Quaderno), il Quaderno, pur notando l’incidenza del fenomeno soprattutto nella primaria, individua la causa principale del rapporto piuttosto nei criteri di formazione delle classi da cui derivano situazioni di classi con pochi alunni, rilevando anche che la situazione della media di alunni per classe, causa dell’innalzamento del rapporto docenti/studenti, si ritrova anche nei grandi comuni.


Il rapporto docenti/alunni negli altri Paesi

In Italia - lo dice il Quaderno bianco - vi sono 9,3 docenti ogni 100 alunni, che significa anche, se preferite, che per ogni docente vi sono in media 10,8 alunni. Un rapporto che sale se si contano anche i docenti di religione (arrivando a 9,6 docenti su 100 studenti) oppure i docenti di sostegno (10,4); se si contano gli uni e gli altri il rapporto sale a 10,6.  Il Quaderno bianco dei ministeri dell’economia e dell’istruzione non considera nel confronto con gli altri Paesi dell’Ocse questi ultimi rapporti più elevati dovuti a docenti di religione e di sostegno, e assume il più favorevole rapporto base di 9,1 docenti su 100 alunni, escludendo dal computo anche gli insegnanti tecnico pratici. Ma, anche così ridotto al minimo possibile, il confronto ci vede al di sopra della media dei Paesi OCSE (7,5) in ogni settore scolastico.   Con un rapporto più alto del nostro c’è la Grecia (media di 12 docenti ogni 100 alunni) e, di poco, la Spagna che ha comunque rapporti inferiori nelle scuole primarie e secondarie di I grado. USA (6,5), Germania (6,6) e Regno Unito (6,9) hanno rapporti notevolmente inferiori a quello dell’Italia.   Se si guarda ai singoli settori scolastici, nella scuola primaria il rapporto è di 9,3 docenti ogni 100 alunni in Italia contro la media Ocse di 5,9. Nel Regno Unito è di 4,7.  Nella scuola secondaria di I grado il rapporto in Italia è di 9,7, mentre nella media dei Paesi Ocse è di 7,3. Sempre nel Regno Unito il rapporto (5,8) è minore.  Nella scuola secondaria superiore, infine, contro il rapporto di 8,7 docenti ogni 100 studenti vi è una media dei Paesi OCSE di 7,9. In questo caso è la Finlandia, con il 6,2 ad avere il rapporto docenti/studenti più basso.

 

Tabella 1.8 – Insegnanti per cento studenti

 

 

Primaria

sec. I grado

sec. super.

Totale

Italia

9,3

9,7

8,7

9,1

Francia

5,2

7,1

9,7

8,3

Germania

5,3

6,4

7,2

6,6

Gran Bretagna

4,7

5,8

8,1

6,9

Grecia

8,8

12,2

11,9

12,0

Spagna

7,0

7,8

12,5

9,3

Svezia

8,3

8,4

7,1

7,8

Finlandia

6,1

10,0

6,2

7,6

Stati Uniti

6,7

6,6

6,3

6,5

Giappone

5,1

6,5

7,6

7,1

Media OCSE

5,9

7,3

7,9

7,5

 

da Quaderno bianco – pag. 74 

 

 

Le ragioni dell’elevato rapporto italiano docenti/alunni

Il Quaderno bianco sulla scuola, pubblicato nelle settimane scorse a cura dei ministeri dell’economia e dell’istruzione, riserva un’analisi particolare al rapporto docenti/alunni, rilevando alcuni fattori che sono alla base della situazione italiana (più docenti) rispetto ai Paesi Ocse.
I fattori determinanti, secondo il Quaderno, sono individuabili nei seguenti quattro punti riportati nella tabella 1.9 della pubblicazione:
- Rapporto insegnanti/studenti = scuola primaria: in Italia 9,3 docenti ogni 100 studenti mentre è 5,9 nei Paesi Ocse; secondaria I grado: 9,7 Italia e 7,3 Ocse; secondaria superiore: 8,7 Italia e 7,9 Ocse. Questo primo determinante che vede l’Italia con un rapporto molto più elevato di quello dei Paesi Ocse è anche la conseguenza dei tre determinanti che seguono.
- Impegno orario degli studenti = scuola primaria: 970 ore annue Italia e 788 Ocse; secondaria I grado: 963 ore in Italia e 894 nei Paesi Ocse; secondaria superiore: 908 Italia e 910 Ocse.
- Impegno orario annuo dei docenti = primaria: 726 ore Italia e 805 Ocse; secondaria I grado: 594 ore Italia e 704 Ocse; secondaria superiore: 594 ore Italia e 663 Ocse. Il confronto è circoscritto alle sole ore di insegnamento, con esclusione di altri orari di servizio.
- Numero studenti per classe = primaria: in Italia media 18,4 alunni per classe, Ocse 21,4 alunni per classe; secondaria I grado: 20,9 alunni per classe, Ocse 24,1.
Dall’analisi del Quaderno si può trarre la conclusione che il rapporto finale docenti/alunni dipende dall’orario delle lezioni, dall’orario di insegnamento e dalla media di alunni per classe. Ma sono soprattutto gli ultimi due i fattori che possono determinare un cambiamento significativo nel rapporto docenti/alunni. Tuttavia solamente un grande patto sociale e una qualità diversa dell’offerta di servizio, accompagnati da una ridistribuzione delle risorse finanziarie di sistema, possono a nostro avviso aprire la strada ad interventi riformatori di tanta portata.
Quello che non si ricava dal Quaderno, ed emerge invece nel "1° Rapporto sulla qualità nella scuola" di Tuttoscuola, è l’estrema disomogeneità sul territorio che caratterizza il sistema formativo italiano: per il rapporto alunni/classe nella primaria ad esempio si passa dal 15,8 della Calabria, lontanissimo dall’Europa, al 20,2 della Puglia o al 19,8 dell’Emilia Romagna, vicini alla media Ocse.   

(fonte: Tuttoscuola)

 
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