Riforme: occorre autonomia, quota capitaria e libertà di scelta


Autonomia, parità scolastica e libertà di scelta educativa

Un documento del Consiglio Nazionale della Scuola Cattolica: le scuole paritarie e la formazione professionale sono una presenza da garantire, nel segno della sussidiarietà (in allegato).

 

Tre pilastri: autonomia, parità e libertà di scelta.  Scuola cattolica: ecco come aiutiamo il sistema nazionale

Avvenire  -  Enrico Lenzi  -   7 giugno 2017

Al sistema formativo italiano «serve un grande cambiamento nel suo complesso» per proseguire «meglio la missione educativa che la società gli affida e che la legge a pieno titolo gli riconosce ». E la scuola paritaria di ogni ordine e grado è pronta a mettere sul tavolo il proprio patrimonio culturale, educativo e organizzativo che ha sviluppato nella sua storia. Così il Consiglio nazionale della scuola cattolica (Cnsc), che riunisce tutte le sigle operanti in questo segmento della scuola italiana, ha deciso di prendere carta e penna e diffondere un proprio documento unitario nel quale proporre al Paese e alle istituzioni la propria volontà di essere parte attiva in questo processo di cambiamento, in un tempo come quello attuale «caratterizzato da continui e radicali cambiamenti, culturali e sociali, che rendono sempre più evidenti la centralità educativa che scuola e formazione professionale rivestono per la crescita di persone in grado di affrontare le sfide che si presentano Â». Autonomia, parità e libertà di scelta educativa - titolo del documento diffusa dal Cnsc e visibile nella versione integrale sul sito dell’Ufficio nazionale per l’educazione della Cei (http://educazione.chiesacattolica. it) - vengono indicati come «pilastri» per un sistema educativo che si possa dire capace di portare ai migliori risultati gli studenti sia come singoli sia come collettività, come dimostrano «numerose indagini internazionali».

Tre pilastri che, a dire il vero, sono presenti nel nostro sistema scolastico nazionale, ma non riescono a sviluppare pienamente le potenzialità. Il documento lo indica con chiarezza. Dal 2000 esiste la legge 62 (nota come legge sulla parità scolastica) e «negli anni recenti sono stati assunti concreti provvedimenti a favore delle scuole paritarie e delle famiglie. Ciononostante oggi una piena libertà di scelta educativa non può dirsi pienamente garantita». Per non parlare dell’istruzione e formazione professionale (IeFP), che 14 anni fa venne riformata con l’introduzione di corsi, ma «siamo ben lontani da un’offerta formativa strutturata, diffusa e consolidata in tutto il Paese». Eppure in questi percorsi si può assolvere l’obbligo formativo fino ai 16 anni, vera alternativa a intraprendere il percorso scolastico delle superiori. E, non ultimo, il grande problema che «in Italia il costo della scuola paritaria è a carico delle famiglie che la scelgono, sostenendone integralmente i costi nella scuola secondaria e al 70/80% in quella dell’infanzia e primaria ». Eppure, ricorda il documento, «le scuole paritarie e l’IeFP erogano un servizio pubblico, aperto a tutti, condotto nel rispetto di criteri rigorosi e sottoposto a severi controlli ». Ma l’assenza di una vera attenzione ai tre pilastri indicati dal Cnsc, «sta progressivamente riducendo la presenza della scuola paritaria, per una pluralità di ragioni, delle quali la più rilevante è quella dei costi che ricadono sulle famiglie».

Il documento del Consiglio naziona- le accanto all’analisi delle criticità offre alcune piste d’azione che potrebbero aiutare a intraprendere una strada positiva. Per il raggiungimento della piena parità e della libertà di scelta educativa delle famiglie, il Cnsc indica 8 punti: dalla quota capitaria alla convenzione; dall’aumento di contributi per gli studenti disabili, alla fiscalità di vantaggio per i gestori delle paritarie, per citarne alcuni.

Decisamente consistente anche il capitolo che il documento dedica alla istruzione e formazione professionale (IeFP), che come è stato detto mostra una situazione tutt’altro che positiva e diffusa nel Paese. Qui sono coinvolte costituzionalmente le Regioni, a cui il documento chiede di «predisporre un sistema di Unità di costo standard, in modo da semplificare le procedure di rendicontazione, armonizzare e razionalizzare la spesa pubblica e determinare certezza nelle risorse impiegate». Un piano che richiede «la definizione di livelli essenziali delle prestazioni a livello nazionale», e anche il «rafforzamento degli strumenti di raccordo tra i diversi livelli istituzionali coinvolti ». Coinvolgimento che non può prescindere da «un collegamento con il mondo del lavoro e delle professioni », per giungere ad assicurare «un effettivo valore nazionale ai titoli delle Regioni», con «l’attribuzione in ogni Regione di risorse finanziarie specifiche, stabili e certe alla IeFP. Anche per chi sceglie di frequentare questi corsi va garantito il diritto di vedersi estese le misure agevolative regionali e nazionali, a cominciare dal diritto allo studio».

Gli otto punti indicati per arrivare al traguardo

  1. Definire la «quota capitarla, cioè la determinata somma per ogni alunno frequentante la scuola». Accompagnata «da un sistema di convenzionamento per singolo istituto» questo che potremmo chiamare costo standard per allievo, permetterebbe di individuare il costo ottimale per l’istruzione di ogni alunno.
  2. La convezione tra Stato e istituzioni scolastiche paritarie è indicato come «lo strumento privilegiato» e deve avere l’obiettivo di «tendere a coprire il più possibile i costi di funzionamento» a iniziare dallo stipendio dei docenti.
  3. Proseguire sulla via della detraibilità dalle imposti delle spese sostenute per l’istruzione dei figli, ma che «deve essere rafforzata sotto il profilo della dotazione finanziaria e accompagnata da misure che non penalizzino gli incapienti», cioè coloro che hanno redditi bassi e non presentano il 730.
  4. Adottare misure per potenziare il diritto allo studio, nel quale si sono inseriti in alcune Regioni il «buono scuola».
  5. L’aumento dei contributi statali per le paritarie che accolgono alunni disabili «non è ancora sufficiente a coprire, se non in piccolissima parte, il costo del personale». Quest’ultimo potrebbe essere coperto economicamente direttamente dallo Stato.
  6. Una fiscalità di vantaggio per i gestori della scuola paritaria, che spesso viene equiparata fiscalmente a una impresa.
  7. Permettere a tutte le scuole del sistema nazionale - statali e paritarie - l’accesso alle misure promozionali per l’istruzione, da cui oggi le paritarie «sono escluse».
  8. Coinvolgere anche la scuola paritaria nella riforma dei percorsi di formazione dei futuri docenti, in modo che anche le paritarie possano «utilizzare personale specializzato ai sensi di legge».

 

 Il testo del documento
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