Dispersione scolastica: il buco nero sono i professionali


La dispersione scolastica scende poco poco

da tuttoscuola.com – 23 novembre 2014

Il dossier di Tuttoscuola sulla dispersione scolastica, presentato pochi mesi fa, si sta già arricchendo dell’aggiornamento relativo all’anno scolastico 2014-15 in corso. Rispetto alla situazione rilevata nell’anno scolastico precedente, il tasso di dispersione negli istituti statali della secondaria di II grado è sceso al 27,3%, con un decremento di 0,6 punti rispetto al tasso del 27,9% rilevato per il 2013-14.

L’anno scorso quel 27,9% di dispersione corrispondeva a 167.083 studenti che al quinto anno delle superiori non erano più a scuola rispetto ai 597.915 che erano iscritti in prima nel 2009-10.

Quest’anno il 27,3% di dispersione corrisponde a 163.589 ragazzi che non siedono più sui banchi delle quinte classi rispetto ai 598.747 che risultavano iscritti al 1° anno nel 2010-11.

Pur con un lieve miglioramento, quel 27,3% resta comunque un tasso di dispersione troppo alto.

Non fa apparire meno grave il fenomeno osservare l’indicatore degli Early School Leavers, cioè dei  giovani 18-24enni che non hanno conseguito un titolo di studio o una qualifica dopo la terza media, preso a riferimento dall’Europa. Guardando a questo indicatore, la dispersione in Italia si attesterebbe al 17,6%.

10 punti di differenza rispetto al precedente indicatore sono tanti e i conti sembrano non tornare, anche perché quelli UE, a differenza dei dati di Tuttoscuola che ha operato sulla totalità degli studenti degli istituti statali (ma che non misurano gli eventuali rientri nella scuola non statale o nei percorsi di IeFP), sono il risultato di rilevazioni campionarie, come è stato precisato il mese scorso in occasione di un convegno tenutosi presso il Miur (dove alcuni esperti hanno ritenuto il dato del 17,6% sottostimato).

In attesa della pubblicazione dei dati dell’anagrafe dello studente in possesso del Miur (secondo  l’operazione-trasparenza voluta dalla Buona Scuola), abbiamo proceduto ad un rapido calcolo, per vedere se è possibile “riconciliare”, come si dice in gergo contabile, il dato oggettivo e non campionario della dispersione nella scuola secondaria superiore statale con quello degli Early School Leavers.

Ebbene, circa 8-10 mila dei 163mila dispersi hanno probabilmente conseguito la qualifica all’interno degli istituti professionali. Altri 15-18 mila sono transitati con ogni probabilità negli istituti paritari.

Complessivamente, quindi, circa 25 mila studenti non si possono considerare dispersi, tanto che quel tasso di dispersione del 27,3% può scendere di circa 4,3 punti (23%).

Per scendere fino al 17,6% che ci assegna l’Europa, bisogna sperare che almeno altri 35 mila ragazzi che hanno abbandonato gli studi siano passati alla formazione professionale, andando ad aggiungersi a quelli che già ci sono.

È possibile? Ce lo auguriamo, ma c’è da dubitarne. Soltanto l’anagrafe dello studente può darci una risposta attendibile. Ma quel 17,6% - vorremmo essere smentiti - non ci convince. 

 

Non è solo il Mezzogiorno ad avere alti tassi di dispersione

da tuttoscuola.com – 23 novembre 2014

L’anno scorso sei regioni su 18 avevano un tasso di dispersione nella scuola secondaria superiore statale sopra la media nazionale del 27,9% (abbandoni tra il 2009/10 e il 2013/14).

Quest’anno, al termine del quinquennio 2010-11/2014-15, sopra la media nazionale del tasso di dispersione del 27,3% sono rimaste cinque regioni, perché la Liguria, migliorando la propria posizione, è andato sotto la media nazionale (http://www.tuttoscuola.com/ts_news_659-1.docx).

Sopra la media nazionale sono, ancora una volta, la Sardegna (34,9%), la Sicilia (31,6%), la Campania (31,1%), la Lombardia (30,3%) e la Toscana (28,9%). Appena sotto la media nazionale l‘Emilia, la Liguria e il Piemonte.

Una graduatoria che sfata l’idea che la dispersione scolastica sia di casa solo al Sud. Le cause degli abbandoni possono forse essere diverse, ma il risultato finale accomuna le grandi regioni del Mezzogiorno e del Nord d’Italia.

Invece, all’insegna del piccolo è bello, le regioni minori si trovano tutte ai primi posti in fatto di bassi tassi di dispersione.

Il Molise, migliorando la situazione dello scorso anno (3,6 punti di riduzione della percentuale di dispersione) fa registrare il 17,5% di abbandoni, seguito dall’Umbria con il 17,9%. Ad una certa distanza seguono la Basilicata (20,9%), il Friuli Venezia Giulia (21,1%) e le Marche (21,3%).

La maggior parte delle regioni ha contribuito ad abbassare la percentuale media nazionale di dispersione (Molise, Sicilia e Basilicata in particolare), ma vi sono regioni che, invece, non hanno fornito apporti positivi, perché hanno peggiorato, mediamente di circa mezzo punto e più, il precedente tasso di dispersione. È il caso di Calabria (+0,9 punti in percentuale), Toscana e Lombardia (+0,5), Emilia Romagna (+0,4) e Marche (+0,2).


Gli istituti professionali buco nero della dispersione

da tuttoscuola.com – 23 novembre 2014

Gli istituti tecnici e professionali, sommati insieme, raggiungono quasi il 70% dei 163 mila studenti che quest’anno non hanno raggiunto l’ultima classe delle superiori: 52 mila dispersi nei professionali e 58 mila nei tecnici, 110 mila soltanto loro.

Con il 38,4% di studenti dispersi tra il primo e il quinto anno gli istituti professionali statali detengono il primato non invidiabile della più alta percentuale di abbandoni. Era andato meglio l’anno scorso (38,1%), ma l’anno prima era andato ancora peggio con il 41,5%.

Vi sono regioni che registrano tuttora percentuali molto elevate di dispersione in questo tipo d’istituto: Sardegna 49,3% (anni fa aveva superato anche il 60%), Sicilia 47,1% (per anni aveva il 55% di dispersione), Calabria 41,1%, Puglia 40,4% (anni addietro aveva superato il 50%), Campania 46,5% (come la Puglia, aveva superato in passato il 50%), Lombardia 41,2% (era andato meglio l’anno scorso, ma peggio alcuni anni fa con oltre il 50%).

In quei territori, quindi, abbandonano il percorso scolastico negli istituti professionali due ragazzi su cinque.

Soprattutto in quelle regioni occorre, dunque, aggredire il problema della dispersione negli istituti professionali, a cominciare dal biennio iniziale dove si registrano già alti tassi di abbandono. In Campania, Sicilia e Sardegna, infatti, all’inizio del terzo anno negli istituti professionali ha già abbandonato il 31% dei ragazzi.

Tra le possibili cause che concorrono alla dispersione in questo settore, dove confluiscono in particolare i ragazzi contrassegnati da insuccesso scolastico pregresso, va annoverato anche la non adeguatezza delle recenti linee guida ‘licealizzate’ che hanno pressoché azzerato (anziché ampliarne la presenza) le attività laboratoriali nel biennio iniziale.

 

Ecco il dossier Dispersione di Tuttoscuola.

da tuttoscuola.com – 23 novembre 2014

Tuttoscuola presenta un nuovo dossier, dedicato al fenomeno della dispersione scolastica in Italia.

Il dossier offre una lettura delle cifre del fallimento del sistema educativo, che ha causato, negli ultimi 15 anni, la dispersione di quasi 3 milioni di giovani italiani, il 31,9% di coloro che dopo la terza media si sono iscritti a una scuola secondaria superiore statale e non hanno terminato gli studi con il conseguimento del relativo diploma.

Lo studio presenta anche numerose proposte per capire meglio il fenomeno e combatterlo.

Il dossier è offerto a tutti i lettori che si registrano gratuitamente (godendo anche di altri esclusivi vantaggi) o abbonati (cui basterà inserire le credenziali di accesso).

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