Riforma scuola: raccomandazioni urgenti UE all'Italia


L’Europa impone le pagelle per presidi e per docenti

Posted On giovedì, giugno 5, 2014 By Redazione. Under Scuola    

E’ in arrivo una nuova rivoluzione nella scuola, si tratta della valutazione dei docenti e dei dirigenti, sono in arrivo infatti le pagelle. A consigliarle è l’Europa a metterle in pratica il governo Renzi che sta già lavorando a ritmi serrati per realizzare una riforma “epocale” ad essa sarà legata la retribuzione. Ne scrive Salvo Intravaia nell’articolo che segue.

In arrivo le pagelle per presidi e prof. Il governo Renzi sta già lavorando a ritmi sostenuti su una proposta che prenderà forma tra pochissime settimane e adesso ce lo chiede l’Europa.

Uno dei due cantieri sulla scuola messi in piedi qualche settimana fa dal premier è proprio su Reclutamento, formazione e valorizzazione dei docenti.

E ad accelerare i lavori del cantiere arriva il monito della Commissione europea che ieri ha inviato al Belpaese “Le raccomandazioni del Consiglio sul programma nazionale di riforma 2014 dell’Italia”. “È necessario compiere sforzi per migliorare la qualità dell’insegnamento e la dotazione di capitale umano a tutti i livelli di istruzione: primario, secondario e terziario”, recita la raccomandazione numero 14 del lungo elenco di riforme consigliate all’Italia per uscire dalla crisi.

L’insegnamento – proseguono da Bruxelles – è una professione caratterizzata da un percorso di carriera unico e attualmente da prospettive limitate di sviluppo professionale. La diversificazione della carriera dei docenti, la cui progressione deve essere meglio correlata al merito e alle competenze, associata ad una valutazione generalizzata del sistema educativo, potrebbero tradursi in migliori risultati della scuola”. Tra le riforme annunciate all’indomani della vittoria elettorale da Renzi quasi certamente ci sarà anche quella che metterà fine allo stipendio di maestri e professori concatenato ai soli anni di servizio per gli insegnanti e la valutazione dei dirigenti scolastici. Quest’ultima è praticamente pronta.

Si tratterà di vedere quanto della retribuzione dei capi d’istituto verrà legata al merito: se soltanto la retribuzione di risultato – pari a 2mila euro in totale – oppure anche la fetta che dipende dalla complessità della scuola, la cosiddetta Retribuzione di posizione.

In questo caso, i presidi più bravi potrebbero guadagnare fino a 5mila euro in più all’anno dei colleghi meno capaci.

E, siccome le retribuzioni dei dirigenti scolastici sono pubbliche, genitori e studenti potrebbero farsi un’idea della bravura del capo d’istituto con cui hanno a che fare.

L’operato del preside verrà valutato annualmente in base a sei indicatori.

Sulla questione non ci dovrebbero essere forti contrasti: i sindacati sono “abbastanza” d’accordo.

La partita più difficile da portare in porto sarà invece quella della valutazione degli insegnanti.

I partiti di maggioranza hanno raggiunto un sostanziale accordo. Adesso si tratta di capire come differenziare gli stupendi degli insegnanti. Al momento, nessuno se la sente di parlare di un argomento che è stato tabù dal dopoguerra ad oggi. Dal cantiere uscirà una proposta con diverse sfumature. Saranno poi le forze politiche e sociali a confrontarsi sul tema per tracciare la strada da intraprendere. Un a strada che si prevede piuttosto impervia visto che la categoria mal digerisce i giudizi sul proprio operato. Tra le ipotesi più accreditate la differenziazione dello stipendio in base alle funzioni aggiuntive assegnate all’insegnante e al tempo passato a scuola oltre l’orario di insegnamento.

Ma qualcuno va oltre e propone la valutazione della qualità di insegnamento messa in campo dai docenti da parte degli stessi dirigenti scolastici, che assumerebbero un ruolo strategico nella scuola italiana del futuro.

E all’orizzonte c’è anche il rinnovo del contratto di lavoro del comparto scuola scaduto a dicembre 2009. I docenti meritevoli avranno un compenso aggiuntivo che li distinguerà da tutti gli altri colleghi.

Si fa anche strada la figura del docente “esperto” che tentò di lanciare nel 2005 l’allora ministro dell’Istruzione, Letizia Moratti, senza successo. Il docente che dovrebbe fare da “chioccia” ai neoimmessi in ruolo nella scuola italiana del terzo millennio.

 

Formazione-lavoro, l’Ue chiede di accelerare

Tecnicadellascuola.it – 02.06.2014 - Alessandro Giuliani

Sul mancato pareggio di bilancio, la Commissione europea non boccia il nostro Paese e rimanda il giudizio in autunno. Intanto, indica gli aggiustamenti strutturali d attuare: tra questi, ci sono anche una pubblica amministrazione più efficiente, l’avvio della carriera dei prof e un'istruzione più legata al mondo aziendale. Il Governo ha poco tempo: per vincere disoccupazione e dispersione la prima “mossa” è finanziare i progetti già in vita.

Per l’Italia non arriva la temuta bocciatura sulla richiesta di rinvio del pareggio di bilancio. Riesce a guadagnare tempo, ma deve fare i conti con un nuovo richiamo della Commissione europea sul debito elevato e con la richiesta di "misure aggiuntive" per farlo scendere già nel 2014. In pratica, non c'è bisogno di manovre correttive perché con gli interventi programmati gli obiettivi saranno raggiunti. Bruxelles vuole solo che l'Italia intervenga al più presto con privatizzazioni, spending review e riforme pro-crescita, in modo da essere pronta quando l'anno prossimo scatterà la 'regola del debito' che impone il taglio 'forzoso' di un ventesimo all'anno dell'eccedenza. E' quindi per stimolarla e tenerla costantemente attiva sul fronte delle riforme da attuare, e di quelle ancora da fare, che la Commissione ha deciso di non 'bacchettare' l'Italia, ma solo di indicare la necessità di adottare aggiustamenti strutturali. Al momento, infatti, le modifiche al Patto di stabilità hanno ridotto il suo deficit depurato dal ciclo solo di 0,1 punti percentuali invece dello 0,7 richiesto.

Quindi, considerata la situazione ancora fragile della ripresa, Bruxelles ha solo 'rimandato' l'Italia ad ottobre, quando con la nuova legge di stabilità rifarà il punto sugli sforzi fatti per ridurre il debito e nel caso non li giudicasse sufficienti potrebbe allora chiedere manovre urgenti sui conti. Una eventualità che non preoccupa il Governo, che si dice "fiducioso che gli interventi pianificati consentiranno di raggiungere gli obiettivi indicati nel Programma di Stabilità".

Il nuovo appuntamento con Bruxelles è quindi a ottobre, ma questo tempo che l'Italia ha guadagnato deve usarlo per "aumentare l'intensità delle riforme", per non "accumulare ulteriori ritardi". La Commissione invita a rimediare ai "progressi limitati" per aiutare giovani e donne ad inserirsi nel mercato del lavoro migliorando l'efficacia dei servizi di collocamento e combattendo il lavoro nero. Sempre la Commissione europea chiede di assicurare il taglio del cuneo fiscale anche nel 2015 e di spostare la tassazione dai fattori produttivi ai consumi e ai beni immobili e all'ambiente. E vuole anche una pubblica amministrazione più efficiente, quindi insistendo nella spending review. Per quanto riguarda la scuola, oltre ad una “diversificazione della carriera dei docenti, la cui progressione deve essere meglio correlata al merito e alle competenze”, l’Ue chiede un'istruzione più legata al mondo del lavoro: nello specifico, viene chiesto di accelerare sull’apprendimento “basato sul lavoro e l'istruzione e la formazione professionale. A seguito del decreto legislativo del 2013 in materia, è essenziale istituire un registro nazionale delle qualifiche per garantire un riconoscimento delle competenze a livello nazionale”.

Il messaggio è chiaro: se si vuole combattere seriamente la disoccupazione giovanile e la dispersione scolastica occorre avviare in fretta forme sistematiche di alternanza scuola-lavoro. Anche nelle regioni dove le industrie scarseggiano. E occorre farlo subito, dando seguito ad un impianto normativo che già esiste: nel triennio di tecnici e professionali, ad esempio, le scuole già organizzano attività di stage e tirocinio obbligatorio. Spesso, però, fanno quel che possono: i mezzi limitati a disposizione, assieme alle strutture laboratoriali non sempre all’altezza, sono l’handicap maggiore.

Il Governo è chiamato ora ad agire già in estate dando il via libera a finanziamenti adeguati, per avere dei primi risultati concreti già nel prossimo anno scolastico. Altrimenti, continuare a pensare di allestire dei corsi di alternanza scuola-lavoro di qualità, con gli istituti che hanno a disposizione poche centinaia di euro l’anno a classe rimane un’impresa impossibile.

 

Bruxelles chiede avvio valutazione scuole e mette fretta al Ministro.

Sarà avviata da settembre 2014, al centro l'Invalsi

Orizzontescuola.it – 03.06.2014 – red

La Giannini aveva già anticipato la volontà di avviare il sistema di valutazione delle scuole da settembre, e proprio oggi giunge il monito da parte dell'Unione europea: ''Rendere operativo il sistema nazionale per la valutazione degli istituti scolastici per migliorare i risultati della scuola e, di conseguenza, ridurre i tassi di abbandono scolastico''.

Si tratta delle "Raccomandazioni specifiche per il nostro paese" emanate da Bruxelles. Inoltre, l'Italia deve ''accrescere l'apprendimento basato sul lavoro negli istituti per l'istruzione e la formazione professionale del ciclo secondario superiore e rafforzare l'orientamento professione nel ciclo terziario; istituire un registro nazionale delle qualifiche per garantire un ampio riconoscimento delle competenze; assicurare che i finanziamenti pubblici premino in modo più congruo la qualità dell'istruzione superiore e della ricerca''.

Il ministro Giannini ha già espresso la sua idea, anticipata da OrizzonteScuola.it in occasione della presentazione del DEF, sulla valutazione degli istituti scolastici, relativamente alla valutazione delle scuole. Il progetto, salvo intoppi, dovrebbe partire da settembre 2014, basandosi sull'impianto voluto dall'ex Ministro Profumo.

Esso ha come cardine la prova Invalsi, che il Ministro ha definito "strumento importante", anche se "sicuramente può essere migliorato, ma prima di tutto va messo a sistema''

Un sistema che è composto da 4 fasi:

  1. auto valutazione: 1. Analisi e verifica del proprio servizio sulla base dei dati resi disponibili del sistema informativo del ministero, delle rilevazioni sugli apprendimenti dell'elaborazione sul valore aggiunto restituite dall'Invalsi, oltre ulteriori elementi significativi integrati dalla stessa scuola; 2. Elaborazione di un rapporto di autovalutazione in formato elettronico secondo un quadro di riferimento predisposto dall'Invalsi, e formulazione di un piano di miglioramento;
  2. valutazione esterna: 1. Individuazione delle situazioni da sottoporre a verifica, sulla base di indicatori di efficienza ed efficacia definiti dall'Invalsi; 2. Visite dei nuclei e ridefinizione dei piani di miglioramento in base agli esiti delle analisi effettuate dai nuclei;
  3. azioni di miglioramento: definizione e attuazione degli interventi migliorativi anche con il supporto dell'Indire o attraverso la collaborazione con università, enti di ricerca, suggestioni professionali e culturali;
  4. rendicontazione sociale: pubblicazione, diffusione dei risultati raggiunti, attraverso indicatori dati comparabili, sia di una dimensione di trasparenza sia di una dimensione di condivisione promozione al miglioramento del servizio con la comunità di appartenenza.

Giannini, assecondando il volere dell'UE, ha già dichiarato: ''Io credo che si debba lavorare affinché lo strumento di valutazione diventi la chiave di soluzione e di cambiamento radicale della figura dell'insegnante e della sua valorizzazione e possibilità di premiare chi lavora di più, sia a livello economico che funzionale, e di non premiare chi lavora di meno, perché le due cose hanno una complementarietà inscindibile''

 

Mettere mano alla carriera dei docenti: lo chiede l'Europa

Tecnicadellascuola.it – 02.06.2014 - Lucio Ficara

In un documento di poche pagine arrivato in queste ore da Bruxelles, si chiede all'Italia di mettere mano (e in fretta) alla questione della carriera dei docenti e al tema del rapporto scuola-mondo del lavoro.

Povera Italia, tenuta sempre d’occhio da un’Europa severa che è sempre pronta a fare le sue buone raccomandazioni, così come si conviene ad una brava educatrice nei confronti degli allievi discoli e poco studiosi.

Ecco puntale arrivare subito dopo le elezioni europee i consigli dell’Europa delle cose urgenti e necessarie che il nostro Paese sarà obbligato a fare. Niente deroghe sul patto di stabilità, nemmeno per urgenze come l’edilizia scolastica, ma si continua a dare i compiti a casa e soprattutto a controllare se questi vengono svolti adeguatamente. Nel documento che oggi la Ue manda all’Italia, si dà più tempo per il pareggio di bilancio, ma d’altra si chiedono sforzi aggiuntivi e si fanno chiare raccomandazioni. Nel documento di nove pagine che arriva da Bruxelles, riguardante il programma nazionale di riforma dell’Italia, si parla anche di scuola ed in particolare alla pagina 6. Ma cosa c’è scritto in questa pagina? Quali sono le richieste che ci vengono fatte dalla UE? Nel documento è scritto testualmente:

 “E' necessario compiere sforzi per migliorare la qualità dell'insegnamento e la dotazione di capitale umano a tutti i livelli di istruzione: primario, secondario e terziario. L'insegnamento è una professione caratterizzata da un percorso di carriera unico e attualmente da prospettive limitate di sviluppo professionale. La diversificazione della carriera dei docenti, la cui progressione deve essere meglio correlata al merito e alle competenze, associata ad una valutazione generalizzata del sistema educativo, potrebbero tradursi in migliori risultati della scuola. Per assicurare una transizione agevole dalla scuola al mercato del lavoro, sembrano cruciali, nel ciclo di istruzione secondaria superiore e terziaria, il rafforzamento e l'ampliamento della formazione pratica, aumentando l'apprendimento basato sul lavoro e l'istruzione e la formazione professionale. A seguito del decreto legislativo del 2013 in materia, è essenziale istituire un registro nazionale delle qualifiche per garantire un riconoscimento delle competenze a livello nazionale. In aggiunta ai primi interventi in questa direzione, assegnare i finanziamenti pubblici destinati alle università in funzione dei risultati conseguiti nella ricerca e nell'insegnamento avrebbe il merito di contribuire a migliorare la qualità delle università e, potenzialmente, di accrescere la capacità di ricerca e innovazione che, in Italia, accusa ancora un ritardo”.

In buona sostanza viene chiesta, senza giri di parole, la “diversificazione della carriera dei docenti” correlandola a criteri meritocratici e alle singole competenze. Si tratta di mettere la parola  fine all’egualitarismo tra insegnanti, e la fine della progressione stipendiale per anzianità. L’Europa ci chiede ufficialmente di accelerare sulle questioni legate al merito e alla valutazione, ci chiede di dare agli insegnanti prospettive  di sviluppo professionale, legando la carriera dei docenti a diversi e nuovi  profili giuridici. Inoltre ci viene chiesto di rafforzare ed ampliare la formazione pratica, creando dei ponti tra mondo della scuola e mondo del lavoro. Attendiamo di ascoltare il ministro Giannini su questi consigli che giungono dall’Europa, anche per capire quali saranno i tempi di queste riforme e se ha intenzione di aprire un serio confronto con i sindacati su questi temi.

 

UE: Sviluppo di carriera dei docenti e rapporto con il mondo del lavoro
Le raccomandazioni all'Italia del Consiglio europeo per migliorare la qualità dell'insegnamento

tuttoscuola.com – 03.06.2014

La Commissione europea, ancora una volta, raccomanda all’Italia di intervenire sulla valorizzazione della professione docente, prevedendo un diverso sviluppo di carriera degli insegnanti.

Nella RACCOMANDAZIONE DEL CONSIGLIO sul programma nazionale di riforma 2014 dell'Italia  e che formula un parere del Consiglio sul programma di stabilità 2014 dell'Italia, al punto 14 viene detto in proposito:

È necessario compiere sforzi per migliorare la qualità dell'insegnamento e la dotazione di capitale umano a tutti i livelli di istruzione: primario, secondario e terziario.

L'insegnamento è una professione caratterizzata da un percorso di carriera unico e attualmente da prospettive limitate di sviluppo professionale.

La diversificazione della carriera dei docenti, la cui progressione deve essere meglio correlata al merito e alle competenze, associata ad una valutazione generalizzata del sistema educativo, potrebbero tradursi in migliori risultati della scuola.

Per assicurare una transizione agevole dalla scuola al mercato del lavoro, sembrano cruciali, nel ciclo di istruzione secondaria superiore e terziaria, il rafforzamento e l'ampliamento della formazione pratica, aumentando l'apprendimento basato sul lavoro e l'istruzione e la formazione professionale. A seguito del decreto legislativo del 2013 in materia, è essenziale istituire un registro nazionale delle qualifiche per garantire un riconoscimento delle competenze a livello nazionale.

In aggiunta ai primi interventi in questa direzione, assegnare i finanziamenti pubblici destinati alle università in funzione dei risultati conseguiti nella ricerca e nell'insegnamento avrebbe il merito di contribuire a migliorare la qualità delle università e, potenzialmente, di accrescere la capacità di ricerca e innovazione che, in Italia, accusa ancora un ritardo.

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