Sentenza Europea Crocifissi: i commenti


No ai crocifissi nelle classi

Tuttoscuola – 3 novembre 2009

La Corte dei diritti dell'uomo di Strasburgo ha sentenziato che la presenza dei crocifissi in classe costituisce "una violazione del diritto dei genitori ad educare i figli secondo le loro convinzioni" e viola anche "il diritto dei loro figli alla libertà di religione".

La sentenza è arrivata dopo che nel 2002 la signora Soile Lautsi, cittadina italiana di origine finlandese, residente ad Abano Terme (Padova) aveva chiesto al preside dell'istituto comprensivo statale Vittorino da Feltre di togliere il crocifisso dalle aule dove studiavano i suoi due figli, ottenendo un rifiuto.

La signora si era poi rivolta alla Corte di Cassazione e al Tar del Veneto, senza ottenere soddisfazione, e nel 2006 alla Corte di Strasburgo.

Quest'ultima le ha dato ragione sostenendo che la presenza dei crocifissi nelle aule può essere interpretata dai ragazzi di ogni età come un evidente "segno religioso", e quindi condizionare e "disturbare" gli alunni appartenenti a minoranze religiose o non credenti.

 

Crocifisso: sindacati scuola divisi

Tuttoscuola – 3 novembre 2009

I sindacati italiani sono divisi sulla sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo. Un giudizio nettamente positivo viene solo dalla Flc Cgil, mentre Cisl scuola, Snals e ANP criticano la sentenza; più articolate le posizioni di Uil scuola e Gilda degli insegnanti.

Per Domenico Pantaleo, segretario della Flc Cgil, quello della Corte europea "è un pronunciamento importante: la sentenza deve spronare ad aprire un dibattito serio sulla religione a scuola, perchè oggi si va sempre più verso una scuola confessionale. Da mesi sulla laicità riteniamo che è opportuno rivedere una serie di regole, rispettando i caratteri della laicità dello Stato. Ci sono molte questioni aperte, a partire dall'ora alternativa di Religione".

Anche il leader della Gilda degli insegnanti Rino Di Meglio si dichiara "personalmente molto felice della sentenza. Sono convinto che nelle scuole non debba essere fatto indottrinamento nè religione, vorrei una scuola alla francese", ma la Gilda come organizzazione, puntualizza Di Meglio, "non si esprime su questo argomento".

Per il segretario della Cisl Scuola Francesco Scrima, invece, il crocefisso "non rappresenta una fede, ma principi e valori che appartengono a tutti: rappresenta l'eguaglianza, la solidarietà e quindi i diritti di tutti. Abbiamo una storia e una cultura in Italia e quella figura è stata sempre vista e vissuta non come una manifestazione di fede di parte, ma come rappresentanza dei diritti, della solidarietà, della fratellanza e dell'uguaglianza. Valori che non appartengono a una sola fede, ma a tutta l'umanità". 

Anche il segretario dello Snals, Marco Paolo Nigi, prende posizione in senso nettamente contrario alla sentenza europea: "vorremmo che il crocifisso rimanesse perchè non è solo un simbolo religioso, ma della nostra religione cattolica che fa parte della Costituzione. Non vedo perchè togliere un emblema così importante che non è solo un fatto di fede. Quello che dice l'Europa lo capisco perchè hanno altre costituzioni, ma in Italia ci sono i Patti lateranensi".

Il riferimento al concordato è ripreso anche da Giorgio Rembado, presidente dell'Associazione nazionale presidi (Anp), a cui giudizio la sentenza della Corte europea non può avere seguito in Italia perchè "le singole scuole si devono attenere alla norma del Concordato tra Stato e Chiesa".  La presenza in aula dei crocifissi, prosegue Rembado, è "un problema che va al di là delle questioni che attengono alle determinazioni delle singole scuole". Per cambiare la situazione "ci dovrebbe essere o un nuovo concordato o una nuova 'intesa' tra Stato e Chiesa cattolica. In ogni caso la Corte europea avrebbe dovuto tener conto delle norme costituzionali dell'Italia".

Massimo Di Menna, segretario della Uil Scuola, si colloca su una posizione intermedia: fa appello "al buon senso e al rispetto delle opinioni e delle convenzioni religiose di tutti", e osserva che "il crocifisso come aspetto simbolico non diventa quasi mai nelle scuole motivo di scontro, quindi come non è positivo la obbligatorietà di metterlo non lo è una sentenza che lo impedisca. Condivido che deve essere garantita la libertà di religione a tutti, ma obbligare a mettere o togliere simboli non favorisce la corretta integrazione nè la corretta conoscenza".

 

''Amarezza'' della Cei, soddisfazione nell'estrema sinistra

Tuttoscuola – 3 novembre 2009

Il commento forse più significativo alla sentenza della Corte dei diritti dell'uomo di Strasburgo (Coe) sul crocefisso in classe viene dalla Cei (Conferenza Episcopale Italiana ), che dal suo sito esprime "amarezza e non poche perplessità": "La decisione della Corte di Strasburgo suscita amarezza e non poche perplessità. Fatto salvo il necessario approfondimento delle motivazioni, in base a una prima lettura, sembra possibile rilevare il sopravvento di una visione parziale e ideologica. Risulta ignorato o trascurato il molteplice significato del crocifisso, che non è solo simbolo religioso ma anche segno culturale. Non si tiene conto del fatto che, in realtà, nell'esperienza italiana l'esposizione del crocifisso nei luoghi pubblici è in linea con il riconoscimento dei principi del cattolicesimo come 'parte del patrimonio storico del popolo italiano', ribadito dal Concordato del 1984".

La Cei spiega che "in tal modo, si rischia di separare artificiosamente l'identità nazionale dalle sue matrici spirituali e culturali", e cita eloquentemente le parole di papa Benedetto XVI: "Non è certo espressione di laicità, ma sua degenerazione in laicismo, l'ostilità a ogni forma di rilevanza politica e culturale della religione; alla presenza, in particolare, di ogni simbolo religioso nelle istituzioni pubbliche".

Sul fronte opposto, si registrano anche commenti apertamente positivi, come quello dell'Unione degli studenti, Uds: "Da sempre chiediamo una scuola plurale, democratica, laica e interculturale, che non ostacoli la libertà di scelta religiosa e la sensibilità degli studenti- spiegano dall'Uds- Sono questi i principi che devono caratterizzare le nostre scuole e riteniamo che anche il Governo e le forze politiche debbano agire in questa direzione perché si parta proprio dai luoghi della cultura e dell'educazione per raggiungere un costruttivo dialogo tra le varie culture e le varie fedi, in primo luogo tra i cittadini europei".

Esultano anche i Cobas, il cui portavoce Piero Bernocchi parla di "sentenza storica della Corte Europea, il crocefisso in aula viola la libertà dei genitori e quella di religione". Berrnocchi spiega che la Corte ha emesso una "importantissima sentenza che afferma testualmente quello che da sempre i Cobas e vari gruppi laici e anticlericali sostengono".

Nell'ambito della sinistra extraparlamentare, il segretario del Prc Paolo Ferrero, esprime "un plauso per la sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo che ci segnale giustamente come uno stato laico debba rispettare le diverse religioni ma non identificarsi con nessuna".

 

Sentenza sul crocefisso. Cautela del Pd, rispetto per la decisione dall'Idv

Tuttoscuola – 3 novembre 2009

All'interno del Pd i commenti alla sentenza della Corte dei diritti dell'uomo di Strasburgo (Coe) sul crocefisso in classe appaiono orientati alla cautela. Il neosegretario del Pd Pier Luigi Bersani commenta: "Un'antica tradizione come il crocifisso non può essere offensiva per nessuno. Penso che su questioni delicate come questa qualche volta il buonsenso finisce di essere vittima del diritto".
Più articolato il commento del parlamentare del Pd, Ermete Realacci, che spiega: "Pur non avendo letto la sentenza si possono immaginare i motivi che hanno spinto la Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo a essere contraria al crocifisso nelle aule scolastiche. Personalmente credo che per l'Italia la questione sia diversa. Nel nostro paese non si tratta di aggiungere un simbolo non presente, con una scelta che potrebbe apparire di sopraffazione di altre culture, ma di mantenere un tratto di identità radicato e costitutivo della nostra cultura. Ho quindi seri dubbi che sia opportuno".
Sul fronte dell'opposizione più radicale, a parlare è la deputata di Idv, Silvana Mura, che spiega: "La sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo può legittimamente suscitare reazioni di segno profondamente diverso motivate da un lato dalla tradizione, dalla storia e dalla cultura del nostro paese, dall'altro invece da una sentenza, approvata all'unanimità, da un autorevole tribunale europeo. Ma la cosa più sbagliata che si può fare è quella di dar vita ad una accesa battaglia tra chi vuole il crocifisso nelle aule e chi non lo vuole, perché non è questo il vero problema da risolvere nella scuola italiana".
Per la parlamentare dell'Idv, "la questione fondamentale invece riguarda una scuola destinata ad avere studenti che sempre di più saranno di etnie e culture diverse. L'offesa nei confronti di studenti di religioni diverse da quella cattolica non credo sia rappresentata tanto da un crocifisso appeso al muro, ma piuttosto da programmi che non si pongano il problema di conciliare le caratteristiche fondamentali che l'insegnamento di stato deve avere con la nuova realtà multiculturale e multietnica che in futuro sarà rappresentata dagli studenti della scuola italiana".

 

 

Sentenza sul crocefisso. Le critiche del Pdl

Tuttoscuola – 3 novembre 2009

Sono molte anche nell'ambito del Pdl le reazioni alla sentenza della Corte dei diritti dell'uomo di Strasburgo (Coe) sul crocefisso in classe, che si aggiungono a quella del ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini.
Il commento più sobrio e istituzionale è quello del Presidente della Camera dei deputati, Gianfranco Fini, che spiega: "Ovviamente bisognerà attendere le motivazioni della sentenza della Corte Europea dei diritti dell'uomo, ma fin d'ora mi auguro non venga salutata come giusta affermazione della laicità delle istituzioni che è valore ben diverso dalla negazione, propria del laicismo più deteriore, del ruolo del Cristianesimo nella società e nella identità italiana".
Per il ministro per le Politiche Europee, Andrea Ronchi, invece "la sentenza della Corte di Strasburgo che proibisce il crocifisso nelle scuole rappresenta una forzatura che disorienta e preoccupa"e non "riavvicina l'Europa ai suoi cittadini".
"Il crocifisso - evidenzia il ministro - è un simbolo che attiene alla storia, alla cultura e all'identità dell'Italia e dell'intero continente. Peraltro su questa materia aveva già deliberato il Consiglio di Stato stabilendo che la presenza del crocifisso nelle aule esprime l'elevato fondamento dei valori civili, tolleranza, rispetto reciproco, valorizzazione della persona, che hanno sì un'origine religiosa ma sono poi i valori che delineano la laicità nell'attuale ordinamento dello Stato. Dispiace constatare che l'Europa, dopo aver commesso il grave errore di non riconoscere le proprie radici giudaico-cristiane - conclude - continui a negare se stessa e a lavorare per la perdita della propria identità più profonda".
Anche la vicepresidente della Commissione Bicamerale per l'Infanzia, Gabriella Carlucci, ricordando le precedenti pronunce del Tar e del Consiglio di Stato, trova "assurda e gravissima la sentenza della Corte di Strasburgo contro la presenza del crocefisso nelle scuole italiane".
Per la Carlucci, "ancora una volta un organismo europeo, entra a gamba tesa nelle questioni interne del nostro Paese, calpestando valori e principi su cui si fondano la nostra società, la nostra cultura, la nostra identità. Lo Stato italiano - conclude - deve opporsi in giudizio a questo pericolosissimo precedente".
Questa breve silloge dei commenti di esponenti del Pdl termina con il commento del leader dei Cristiano popolari del PdL Mario Baccini, che parla eloquentemente di "deriva pagana della Corte europea".

 

Gelmini sulla Corte di Strasburgo: ''è ideologizzata' '

Tuttoscuola – 3 novembre 2009

"Nessuno vuole imporre la religione cattolica e tantomeno attraverso la presenza del crocifisso. E' altrettanto vero che nessuno, nemmeno qualche corte europea ideologizzata, riuscirà a cancellare la nostra identità". Così il ministro Mariastella Gelmini commenta a caldo la decisione della Corte dei diritti dell'uomo di Strasburgo sui crocefissi nelle scuole.

Il TG delle 13,30 ha annunciato l'intenzione del ministro Gelmini di presentare ricorso contro la sentenza.

Il Vaticano prende invece tempo e dice di voler attendere "le motivazioni della sentenza prima di commentare".

 

Corte di Strasburgo: niente crocefisso in aula. Il Governo fa ricorso

Tecnica della scuola  – 3 novembre 2009

di Alessandro Giuliani

Dopo sette anni di sentenze contrarie, esulta la cittadina Soile Lautsi. I giudici della Corte europea dei diritti dell'uomo le danno ragione: è una “una violazione del diritto dei genitori a educare i figli secondo le loro convinzioni”. Critici il ministro dell’Istruzione, il Vaticano e il centro-destra. Anche dal centro-sinistra giudizi non favorevoli. Spaccati i sindacati. D’accordo alcune associazioni di studenti. Difficile comunque che la sentenza produca effetti pratici.

Esporre il crocifisso in classe costituisce “una violazione del diritto dei genitori a educare i figli secondo le loro convinzioni”, oltre che una violazione alla “libertà di religione degli alunni” poiché lo Stato deve educare “alla neutralità confessionale”. A stabilirlo è stata la Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo che il 3 novembre ha accolto il ricorso di una cittadina italiana, Soile Lautsi, originaria della Finlandia e residente ad Abano Terme, che nel 2002 aveva protestato per la presenza del crocifisso nelle classi dei suoi due figli, poiché la considerava contraria al principio di laicità dello Stato.

Secondo la Corte europea "la presenza del crocifisso, che è impossibile non notare nelle aule scolastiche, può essere facilmente interpretata dagli studenti di tutte le età come un simbolo religioso". In questo modo gli alunni "sentiranno di essere educati in un ambiente scolastico segnato da una determinata religione. Questo potrebbe essere incoraggiante per degli alunni religiosi, ma potrebbe anche perturbare gli alunni di altre religioni o atei, in particolare se appartengono a delle minoranze religiose".

La signora Lautsi aveva iniziato la sua azione legale con un ricorso al Tar del Veneto, il 23 luglio 2002, basandosi su una sentenza del 2000 della Corte di cassazione, che aveva giudicato la presenza del crocifisso negli uffici di voto contraria al principio di laicità dello Stato. Il Tar del Veneto, da parte sua, nel 2005 aveva giudicato il crocifisso simbolo della storia e della cultura italiana, e di conseguenza dell'identità italiana, spingendosi a definirlo anche simbolo dei princìpi di uguaglianza, libertà e tolleranza, nonché della laicità dello Stato. Anche il Consiglio di Stato, l’anno dopo, aveva argomentato che la croce è diventata uno dei valori laici della Costituzione italiana, e rappresenta i valori della vita civile. Ed in questo senso si era espressa, più tardi, una circolare del ministero dell’Istruzione.

Ora però è arrivato il verdetto, peraltro unanime, della Corte di Strasburgo, composta di sette giudici. "Dopo sette anni ci hanno dato ragione - ha commentato Massimo Albertin, marito di Soile Lautsi – ed ora mi auguro che lo Stato italiano tenga adeguatamente conto di quello che dice l'Europa, che l'Italia non voglia fare la figura di essere un paese fuori dall'Europa. I miei figli oggi sono all'università e hanno dimenticato le critiche ricevute all'epoca". Contro la sentenza delle Corte europea si è subito schierato il ministro dell’Istruzione: dopo aver dichiarato che "la presenza del crocifisso in classe non significa adesione al cattolicesimo, ma è un simbolo della nostra tradizione", Mariastella Gelmini ha annunciato che "il Governo ha presentato ricorso".

Cosa accadrà ora? Diciamo subito che è molto difficile che la sentenza abbia effetti pratici. Qualora la Corte accolga il ricorso, il caso verrà esaminato nella “Grande Chambre”, composta di 17 membri, l’organo della Corte che decide su questo genere di controversie. La richiesta d'appello, tuttavia, viene prima esaminato da un collegio di cinque giudici, che può respingerla se considera che il caso non sollevi questioni gravi relative all'interpretazione o all'applicazione della Convenzione europea dei diritti dell'uomo o dei suoi protocolli. Se il ricorso non dovesse essere accolto, la sentenza tra 90 giorni diverrà definitiva. Ma per conoscere gli effetti pratici che avrà sul Governo italiano, qualora non voglia incorrere in ulteriori violazioni, bisognerà attendere sei mesi, quando si esprimerà il Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa.

Enorme la soddisfazione dell`Unione degli atei e degli agnostici razionalisti che ha promosso e curato tecnicamente l`iter giuridico del ricorso: "È un grande giorno per la laicità italiana – ha detto il segretario nazionale Raffaele Carcano - siamo dovuti ricorrere all`Europa per avere ragione, ma finalmente la laicità dello Stato italiano, affermata da tutti a parole, trova conferma in un provvedimento epocale. Perché la scuola è laica, cioè di tutti, credenti e non credenti".
Contrariato invece il Vaticano: per la Cei la sentenza dimostra il "sopravvento di una visione parziale e ideologica" che "ignora o trascura il molteplice significato del crocifisso, considerato non solo simbolo religioso ma anche segno culturale". Mentre monsignor Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio consiglio della pastorale per i migranti si limita a dire che è meglio “non parlare della questione del crocefisso perché sono cose che mi danno molto fastidio”. Duro anche il giudizio del Centro-Destra. E anche dalla sinistra arrivano giudizi poco favorevoli: "un'antica tradizione come il crocifisso – ha dichiarato Pier Luigi Bersani, neo segretario del Pd - non può essere offensiva per nessuno. Penso che su questioni delicate come questa qualche volta il buonsenso finisce di essere vittima del diritto".

I sindacati della scuola si ritrovano ancora una volta spaccati: d’accordo con la Corte di Strasburgo è la Flc Cgil, mentre Cisl scuola e Snals scuola criticano la sentenza; posizione neutra da Uil scuola e Gilda. Positivo invece il parere degli studenti: se per Stefano Vitale, dell’esecutivo nazionale dell’Unione degli studenti, la posizione dei giudici della Corte europea è "un passo avanti" e va accolta "con favore" perché rispettosa di "una scuola plurale, democratica, laica e interculturale, che non ostacoli la libertà di scelta religiosa e la sensibilità degli studenti", la Rete degli studenti attraverso il suo leader, Luca De Zolt, ribadisce che il crocefisso va tolto delle aule perchè non è "un simbolo propriamente ‘laico’ e giustamente la Corte europea lo a ribadito".

03/11/2009

 

Gelmini: offensiva è la sentenza, non il crocifisso
Question time sulla sentenza della Corte europea di Strasburgo
Tuttoscuola – 11 novembre 2009
Offensiva non è la presenza del crocifisso nelle aule delle scuole italiane, ma la sentenza della Corte europea, "del tutto insensata" e voluta da una "Europa delle burocrazie" lontana dai sentimenti popolari.
Così Mariastella Gelmini ha risposto oggi pomeriggio alle interrogazioni urgenti presentate da due gruppi di parlamentari del PDL e della Lega Nord, fortemente critiche verso la sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo sull'esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche. L'opposizione non ha presentato interrogazioni su questa materia.
Il ministro non ha mancato di sottolineare che sulla sentenza si sono levate molte voci critiche anche da parte di personalità laiche più vicine all'opposizione che alla attuale maggioranza politica. Il governo ritiene che la sentenza non possa produrre alcun effetto "coercitivo" nelle scuole italiane, ma comunque ha deciso di impugnarla anche per il suo carattere profondamente offensivo verso un tratto distintivo dell'identità italiana.

 
Salva Segnala Stampa Esci Home