Iscrizioni alunni 2015: i primi dati del Miur


Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

Ufficio Stampa

COMUNICATO STAMPA

Iscrizioni: oltre il 50% sceglie i licei, il 30% l’istruzione tecnica

Stabile il Classico, Scientifico e Linguistico in salita

 

Il 51,9% dei ragazzi che si sono iscritti ad una prima classe di scuola superiore per l’anno scolastico 2015/2016 ha scelto un indirizzo liceale. Uno su tre, il 30,5%, ha optato per l’istruzione tecnica, il 17,6% per gli istituti professionali. Sono i primissimi dati emersi dalle elaborazioni sulle iscrizioni on line chiuse domenica 15 febbraio, che hanno raccolto 480.413 richieste di iscrizione presso gli istituti superiori. In queste ore, le scuole stanno verificando le domande lasciate in sospeso dalle famiglie e stanno accettando o smistando quelle inoltrate. Le scuole paritarie, che non hanno aderito al sistema delle iscrizioni on line, stanno, inoltre, procedendo all’inserimento delle domande presentate presso le segreterie. Il dato potrebbe dunque subire variazioni.

Licei, iscrizioni ancora in aumento

Da una prima analisi condotta dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca le iscrizioni ai Licei sono ancora una volta in aumento: li sceglie il 51,9% dei neo iscritti, erano il 49,8% nel 2014 e il 48,9% nel 2013. Il Classico resta stabile rispetto allo scorso anno con il 6% delle preferenze. Lo Scientifico, con i suoi tre indirizzi, raccoglie il 23,7% delle iscrizioni ed è in crescita: erano il 22,7% un anno fa. Guardando nel dettaglio, la sezione tradizionale dello Scientifico è stata scelta dal 15,4% delle ‘matricole’, ed è dunque in calo rispetto al 15,6% del 2014. Mentre salgono le Scienze applicate (6,9% di iscritti contro il 6,3% di un anno fa) e l’indirizzo Sportivo (1,4% quest’anno, 0,8% nel 2014). Trend positivo anche per le Scienze Umane: 7,4% di iscritti, erano il 7% nel 2014. È in crescita l’appeal sia dell’opzione tradizionale che dell’indirizzo Economico Sociale. I Licei Coreutici e i Musicali raccolgono rispettivamente lo 0,1% delle iscrizioni e lo 0,7%. Stabile l’artistico con il 4% delle iscrizioni (erano il 4,1%).

Va al Tecnico 1 su 3, professionali in calo

Gli Istituti Tecnici raccolgono il 30,5% delle preferenze, erano il 30,8% un anno fa. Il settore Economico scende (11,9% di iscritti, erano il 12,4% un anno fa), mentre quello Tecnologico registra un incremento (18,6% di iscritti, erano il 18,4%). Scendono le iscrizioni ai professionali con il 17,6% delle preferenze contro il 19,4%. Ha scelto un percorso di Istruzione e Formazione Professionale (IeFP) presso l’istituto professionale il 4,6% dei neo iscritti, sia in modalità integrativa  che complementare.

Nel Lazio tutti pazzi per il Liceo, Tecnici bene in Veneto ed Emilia Romagna

Primato dei Licei nel Lazio con il 63,3% di studenti iscritti a questi indirizzi. Seguono Abruzzo (57,2%) e Umbria (56,6%). In Veneto quasi il 37% dei ragazzi sceglie un indirizzo tecnico, seguono Friuli Venezia Giulia (36,7%), Lombardia (35,1%) e Emilia-Romagna (35%). In queste ultime due regioni il dato è in salita rispetto ad un anno fa. Nelle regioni Marche,  Basilicata, Emilia Romagna, Campania, Puglia e Sicilia quasi 1 ragazzo su 5 (oltre il 19%) opta per un indirizzo professionale.

Roma, 17 febbraio 2015

 

Licei su, professionali giù la solita “piramide” a gradoni

da IlSussidiario.it – 26 maggio 2015 di M. Monti

Il MIUR ha da poco pubblicato i dati definitivi sulle iscrizioni alle superiori che solo in parte confermano i numeri con enfasi presentati a febbraio, quando ancora mancavano molti studenti ritardatari e renitenti al meccanismo delle iscrizioni online. I  titoli che allora avevano commentato  “l’impetuosa avanzata dei licei” o il “tracollo dei professionali” devono oggi essere ridimensionati, anche se si confermano le linee di tendenza principali: i licei superano di poco la soglia psicologica del 50% (+ 1,1 % sull’anno precedente), i tecnici sono in leggera flessione (-0,3), i professionali perdono lo 0,8% ( 18,6% del totale). Non è vero che il classico tiene perché anche quest’anno il calo c'è, lento, ma irreversibile (5,8% del totale iscritti contro il 6,0 dello scorso anno).

Sul fronte delle lingue morte anche lo scientifico col latino segna il passo a favore dell’opzione senza latino (travaso dello 0,5% quest'anno è  - 2,7 % in tre anni a favore di scienze applicate e liceo sportivo).

Nel momento in cui tutta l’attenzione è concentrata sui provvedimenti della "Buona Scuola" viene naturale chiedersi se anche i dati delle iscrizioni segnalino una situazione che chiede cambiamenti radicali e liberazione di nuove risorse. 

I liceali crescono dunque; peccato che non altrettanto crescano i laureati che invece dovrebbero essere il prodotto naturale di una “licealizzazione” della secondaria. Gli elevati dispersi all'università dimostrano, insieme ai limiti delle nostre università, la bassa consapevolezza di prospettive che accompagna la scelta degli studi secondari.

Cresce poi sicuramente il livello di compartimentazione sociale (segregazione?) delle scelte scolastiche. Gli studenti di cittadinanza non italiana sono sempre più incidenti percentualmente sulla popolazione scolastica complessiva (7% su base nazionale, ben oltre il 20% in alcune aree del Paese), ma rimangono fortemente concentrati sui professionali. La scuola italiana, per usare una espressione passata di moda, é sempre più "di classe", almeno se con ciò si intende che la distribuzione dei suoi studenti dipende più dalla sociologia che dalle attitudini.

E crescono le stereotipie legate al sesso degli studenti: le scienze umane sono al 90% "cose da donne", il tecnico-tecnologico è maschile all’84%, il classico e il linguistico sono di schiaccianti maggioranze femminili, eccetera.

C'è poi la geografia dei risultati a segnalare che non esiste una sola Italia, scolasticamente parlando, nemmeno quando si devono scegliere le scuole superiori. L' amore per il  greco resiste al Centro-Sud (con il primato del Lazio quasi al 10%), ma è quasi residuale al Nord (attorno al 4%, cioè meno che l’artistico). Il dato complessivo dei licei é in Veneto di poco superiore al 40% mentre nel Lazio supera il 60%.

Discorso a parte merita il mondo dei tecnici, globalmente da anni attorno al 30% degli iscritti totali, nonostante periodici e infondati annunci di ripresa. Cambia però la fisionomia degli studenti che scelgono una formazione tecnica, perché la crescita dei licei e il corrispettivo calo dei professionali lascia intravedere un travaso dell’utenza tradizionale del professionale sul tecnico e di quella del tecnico sul liceo. Il sistema scolastico italiano resta  a scalini digradanti e chi può abbandona il gradino più basso cercando di occupare un posto ritenuto più prestigioso. Innegabilmente il gradino più basso rimane quello dei professionali dove, paradossalmente, la differenza di consistenza del tessuto produttivo non si traduce in effettive differenze nei numeri delle iscrizioni: le regioni italiani che hanno più iscritti ai professionali sono infatti Puglia e Basilicata (22%), quelle che ne hanno di meno (attorno al 15%) sono Abruzzo e Molise.

Emerge forse qui il punto più critico di tutto il bisogno di cambiamento della scuola italiana che quest'anno porta a regime il riordino della Gelmini e si segnala per la mancanza di una seria politica nazionale di qualificazione dell’istruzione tecnica e professionale. Su quest'ultimo settore pesa l'inerzia di molte Regioni che si sono sottratte al compito di promuovere un rinnovamento della formazione professionale. Ma la dichiarata volontà governativa di rilanciare un rapporto organico con il mondo del lavoro non si può fermare alla introduzione, pur positiva,  di un monte ore obbligatorio di stages e alternanze. Se questo è un segnale positivo di attenzione, risulta anche  insufficiente senza un più radicale ripensamento dei curricoli tecnico-professionali, senza una più decisa liberazione delle autonomie scolastiche nella loro capacità di costruire percorsi adatti ai contesti produttivi e alle esigenze formative, senza una effettiva possibilità di destinare gli insegnanti migliori ai settori scolastici più problematici, senza una scelta di orientamento delle risorse, poche o tante che siano, al sostegno dell’istruzione tecnica e professionale.

           

 

 

 
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