Contributi delle famiglie: tornano le polemiche, non l'informazione


Ogni anno torna la polemica e ci si mettono televisione, associazione consumatori e ora anche giornali a tiratura nazionale. DiSAL a suo tempo ed in più riprese anche con altre associazioni aveva già espresso valutazioni e proposte alle quali rimandiamo. Purtroppo nessuno degli organismi citati fa una buona e completa informazione sul problema, sul quale drammatica si era levata anche la voce di genitori emiliani.  Riprendiamo due testi che invece iniziano a dare una visione più ampia del problema e quindi più adeguata alla realtà, invece che sollevare solo polemiche e scontri come riescono a fare gli interventi citati all’inizio. (DiSAL)

 

Contributo dei genitori: quanta ipocrisia!

tuttoscuola.com – 25.03.2014

Il problema del contributo, cosiddetto volontario, richiesto ai genitori da parte delle scuole è tornato prepotentemente d’attualità dopo che in Emilia molti presidenti dei consigli d’istituto nei giorni scorsi avevano inviato al premier Renzi una lettera (di cui Tuttoscuola ha dato ampio risalto), invocando soluzioni alternative per assicurare, comunque, il funzionamento della scuola.

Della questione si sono interessati i mass media che, però, nel complesso hanno preferito guardare il dito, anziché la luna, cioè mettere in risalto comportamenti non conformi di talune scuole che pretendono obbligatoriamente i contributi, anziché indagare sulla vera causa (grave insufficienza dei finanziamenti statali) che induce diversi capi d’istituto a pretendere (sbagliando) il contributo.

Nella loro lettera i presidenti emiliani chiedevano soluzioni alternative al contributo ‘volontario’ per poter assicurare il funzionamento dei servizi e dei laboratori scolastici. Ma le prime risposte in merito si sono limitate a ricordare il carattere volontario dei contributi e a tuonare contro quei dirigenti scolastici che sembrano ignorare le ‘grida’ ministeriali.

Quanta ipocrisia!

- Il contributo scolastico volontario "è del tutto facoltativo ed è illegittima la pretesa di quegli istituti che lo richiedono spacciandolo per obbligatorio". Lo ha ricordato anche Massimiliano Dona, Segretario generale dell'Unione Nazionale Consumatori facendo riferimento a recenti dichiarazioni del Ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini, sulle richieste illegittime di alcuni presidi alle famiglie degli studenti -.

Il ministro Giannini aveva, infatti, tuonato contro l’imposizione del contributo, ricordando, appunto, recenti note ministeriali in merito.

Ma tutto questo i capi d’istituto lo sanno: chiedono risposte per soluzioni alternative che possano colmare il profondo rosso delle casse scolastiche che da anni ricevono proprio dal Miur irrisori finanziamenti insufficienti al funzionamento.

Invece di soluzioni arrivano bacchettate!

Tuttoscuola, raccogliendo il grido di dolore dei capi d’istituto, aveva avanzato, un po’ provocatoriamente, alcune ipotesi per dare soluzione al problema:

A parte l’ovvia soluzione di finanziare adeguatamente le istituzioni scolastiche (di questi tempi non sembra un’operazione immediatamente possibile e facile), si fanno strada vie d’uscita straordinarie: rendere obbligatorio il contributo eventualmente in base al reddito; includere le istituzioni scolastiche tra i soggetti che possono fruire del 5 per mille; oppure individuare nuovi modelli di finanziamento, attingendo a risorse di soggetti privati, che vadano oltre l’intervento delle famiglie. Una terza via che promuova alleanze efficaci ed intelligenti tra privato e pubblico  soprattutto quando il primo dà segni di responsabilità sociale ed ha il coraggio di fare progetti.  

 

Tuttoscuola – 26 marzo 2014

Quanto riceve dallo Stato e quanto spende per il funzionamento una scuola tipo?
Il caso di un istituto comprensivo della capitale che vive grazie ai contributi dei genitori

Abbiamo rivolto la domanda ad un istituto comprensivo della capitale con una popolazione scolastica di circa mille alunni, distribuiti su tre plessi (infanzia, primaria e I grado) con classi di primaria a tempo pieno.

Per l’esercizio finanziario 2013 l’istituto ha ricevuto un finanziamento statale onnicomprensivo di 6.122,66 euro e ha pagato per funzionamento 40.083,36 euro così ripartiti:

-          Beni di consumo 27.653,32 euro di cui:  Carta 1.783,19; Cancelleria (uso amministrativo, uso didattico per i tre plessi, toner stampanti per i tre plessi) 10.626,13; Stampati 3.560,31; Giornali e riviste 95,00; Vestiario (càmici dei collaboratori scolastici) 468,48; Facile consumo (uso amministrativo e uso didattico per i tre plessi) 5.705,50; Materiale informatico e software 2.414,97; Medicinali, materiale sanitario e igienico (materiale di pulizia) 2.999,74.

-          Acquisto di servizi ed utilizzo di beni di terzi 9.359,61 euro di cui: Prestazioni professionali e specialistiche (contratti RSPP DL81 – Gestione sito web) 3.403,00; Manutenzione ordinaria hardware (contratti manutenzione fotocopiatrice, laboratori,aule, uffici dei plessi) 3.193,93; Manutenzione ordinaria software 1.401,18; Noleggio impianti e macchinari (canone annuale noleggio pianoforte)     435,50; Utenze e canoni: Telefonia fissa (telefonia e adsl ) 846,00; Telefonia mobile 80,00.

-          Altre spese amministrative 3.070,43 euro di cui Oneri postali, telegrafici e bancari (Spese gestione cc bancario e spese postali) 3.005,43; Rimborsi spese per i Revisori 65,00.

La differenza tra spese di funzionamento sostenute dall’istituto e contributo finanziario erogato dal Miur è stata di quasi 34mila euro, differenza colmata prevalentemente grazie al contributo delle famiglie.

Daremo spazio ad altri interventi che documentino situazioni connesse al contributo dei genitori (presente, mancante o parziale).

 

 
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