Video dell'incontro“Che c'entra Gesù con l'educare? Il rapporto tra i misteri cristiani e i processi educativi”


Convitto Nazionale D. Cirillo, Bari 
27 settembre 2023, ore 16:30
Presentazione del libro di Francesco Lorusso 
“Che c'entra Gesù con l'educare? Il rapporto tra i misteri cristiani e i processi educativi”
Dialogano con l’autore
Costantino Esposito
Ordinario di Storia della Filosofia Università di Bari
Ezio Delfino
Presidente DiSAL (Dirigenti Scolastici Scuole Autonome e Libere)

L'incontro è visibile al link: https://www.youtube.com/watch?v=C6ygC6G0V4I 


A commento della giornata di presentazione pubblichiamo una recensione del volume a firma di Manuel Triggiani.

Farsi piccolo di un grande per far grande i piccoli

«Che c’entra Gesù con l’educare?» Appunto, che c’entra? Stiamo parlando del titolo provocatorio del saggio di Francesco Lorusso, edito dalla Tau-editrice e presentato Mercoledì 27 settembre presso il Convitto Nazionale Statale “Domenico Cirillo” di Bari, presso il quale il nostro autore ha concluso la sua carriera di dirigente scolastico. Questa agile e densa pubblicazione - corredata da un’ampia documentazione bibliografica e da un pertinente e sensibile corredo iconografico sull’arte del Nocecento, a cura di Chiara Troccoli - riguarda sicuramente quell’emergenza educativa, ripetutamente invocata e a più voci segnalata come un campanello d’allarme, non solo per la salute della nostra convivenza civile, ma in risposta a quel gusto del vivere, a quella fame di senso che strugge ogni persona seriamente impegnata con la propria esistenza.

Non, quindi, un semplice auto da fé, ma l’esito di una scoperta, di una sorprendente corrispondenza tra l’esperienza di educatore, maturata in anni insegnamento e di management scolastico, e i cardini del mistero dell’Essere, come emergono dalla Rivelazione cristiana. É avvenuto, per il nostro autore, che principi largamente condivisi dalla moderna pedagogia, come l’immedesimazione e la condivisione dei bisogni altrui (espressi nel gergo tecnico dalla collaborative learning e dalla experience sharing), la collaborazione attuata nella collegialità degli obiettivi e dei metodi (il reciprocal teaching) o il dono gratuito e desiderante della propria persona nell’azione didattica, suffragata dagli approcci empatici, abbiano trovato nell’Incarnazione e nella Passione di Gesù Cristo, nel Mistero Trinitario e nell’Eucarestia conferma, giustificazione e solido fondamento.

Il percorso proposto riguarda, perciò, soprattutto gli adulti, la loro capacità di offrire uno sguardo, una pienezza di vita, di porre una presenza che stimi la libertà altrui e doni speranza alle giovani generazioni, che permetta di riscoprire la densità della realtà come promessa di bene in questa “epoca liquida”, come ha indicato Ezio Dalfino - presidente di D.I.S.A.L. (l’associazione nazionale di Dirigenti di Scuole Autonome e Libere), amico di lungo corso di Francesco Lorusso.

Infatti solo l’io di un educatore, ridestato, può suscitare nei discenti quell’irresistibile attrattiva che costituisce il nerbo della curiosità e la natura intima dell’apprendimento - ha sottolineato Costantino Esposito, ordinario di Storia della filosofia presso l’Università degli studi di Bari.

L’enfasi della moderna pedagogia sulle soft skills, ovverossia sulle competenze trasversali e caratteriali, ribadisce quell’unità originaria di intelligenza e volontà, mente e cuore che si innesta alle radici della personalità, considerata nella sua consistenza e concretezza. Per questo - come diceva Albert Einstein in un dialogo con il suo amico matematico Francesco Severi, riportato dal Corriere della Sera - «chi non ammette l’insondabile mistero non può essere neanche uno scienziato»: perché per chiunque, credente o non credente che sia, per poter aspirare ad un oltre, per avventurarsi nella scoperta del nuovo, per incuriosirsi della realtà, è necessario ammettere l’esistenza di qualcosa che sia più grande di sé. L’educatore - aggiunge Esposito - è attraente perché vede le stesse cose che ricadono sotto gli occhi di tutti, ma che non tutti vedono.

Questa dinamica del desiderio, perciò, è l’unica che può trasformare la scuola in quella «comunità di destino» (Gustave Thibon), quel luogo accogliente e pacificante, in cui è preso sul serio il bisogno di ciascuno, compresi gli educatori.

L’educatore è colui che non teme la natura desiderante dei propri allievi, ma li sfida criticamente a scrutare al fondo della loro scaturigine, che non permette che si accontentino, come ha sottolineato Franco Lorusso, dei suoi surrogati.

Esiste un metodo per suscitare nei più giovani la capacità di discernimento e il suo riverbero giunge inaspettatamente dalla profondità della nostra tradizione culturale, da Dante Alighieri, che descriveva ogni desiderio come una tappa intermedia che conduce all’aspirazione del Sommo Bene (Convivio, IV, 12, 16-17), in un percorso che assomiglia ad una «piramide rovesciata», in cui la base, come traguardo, abbraccia tutta l’ampiezza della nostra esperienza.

Per un profondo rinnovamento della scuola, conclude Lorusso, non sono necessarie nuove strategie o metodologie, non c’è bisogno di incrementare l’offerta formativa fino all’abulimia dell’attivismo; servono docenti, pienamente consapevoli della loro statura educativa, che sappiano incarnare dall’interno delle loro discipline e dei loro metodi quell’amore alla realtà, che spinge ciascuno alla ricerca costante di un significato, di un gusto e di una pienezza che renda la vita degna di essere profondamente vissuta.

 

Emanuele Triggiani


 
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