Fonte: Il corriere della sera. articolo di Giovanna Maria Fagnani del 5 novembre 2022. Bocciati ai test, poi il ricorso: al timone da 3 anni grazie alla sospensiva. In arrivo lo stop. Torneranno a fare gli insegnanti Coinvolti istituti in sei province lombarde
Dieci scuole lombarde, istituti comprensivi e scuole superiori, nelle province di Milano, Pavia, Como, Varese, Brescia e Monza, rischiano di ritrovarsi da un giorno all’altro con un terremoto nella direzione scolastica. Ovvero, che il loro preside sia licenziato dall’incarico di dirigenza e rimesso a insegnare, in un’altra scuola, con normale incarico da insegnante.
È l’effetto di un’intricata vicenda giudiziaria, che ha origine nel 2017, quando il Ministero dell’Istruzione vara un concorso per reclutare 2324 dirigenti scolastici. Si presentano in 15 mila, 9.600 superano le prove preselettive, 3800 gli scritti. Molti degli esclusi dalla prova preselettiva fanno ricorso al Tar, che, con una sospensiva, permette loro di sostenere comunque le prove scritte e gli orali. Esami che molti superano anche brillantemente, finendo in graduatoria più in alto di altri che avevano passato anche la preselettiva e creando, così, una lotta intestina (anche legale).
Ma tant’è: questi presidi ammessi con riserva, 73 in tutta Italia, ottengono la reggenza di ruolo. C’è chi viene dislocato, dalla Sicilia al Veneto. Passano l’anno di prova e continuano a lavorare. A tre anni di distanza arriva la batosta con le sentenze nel merito del Tar e del Consiglio di Stato arrivate in luglio. Una dice che il Miur se lo ritiene necessario può richiamarli per una nuova prova preselettiva. Un’altra invece ritiene invalida la loro nomina a presidi perché considera fondamentale il superamento di quella prova. A seguito di questo, gli uffici scolastici regionali fanno partire il declassamento. Succede in Toscana e altre regioni.
La scuola rimasta senza preside finisce «in reggenza», ma, nel frattempo, possono passare settimane. Sia per il preside rimosso, in attesa di sapere dove andrà a lavorare, sia per la ex scuola, di fatto «bloccata». È quel che potrebbe succedere a breve, all’Istituto comprensivo Manzoni di Cologno Monzese, da tre anni affidato a Simonetta Franzoni. «Non ho superato la prova preselettiva per un minimo scarto decimale. Ho fatto ricorso insieme a due colleghe assunte in Veneto e in Calabria. A loro il licenziamento è già arrivato. Ringrazio il cielo per ogni giorno in più che riesco a fare in questa scuola, dove ho legato molto con i colleghi e con il territorio» dice. «Se dovessimo rifare la prova preselettiva non mi tirerò indietro, ma è un paradosso che questo accada dopo tre anni di onorato servizio, in cui sono stata perfino tutor di un altro dirigente neoassunto. La politica deve intervenire a sanare queste situazioni, come ha già fatto in passato. Noi non rubiamo il posto a nessuno: i 180 presidi idonei rimasti nella graduatoria saranno tutti assunti a settembre e ne mancheranno ancora, di nuovo la lista si esaurirà e oggi mille scuole in Italia sono ancora affidate a presidi reggenti» denuncia la preside. Che si domanda anche «che senso ha declassarci in questo periodo dell’anno in cui si preparano documenti strategici come il piano dell’offerta formativa, la rendicontazione sociale, il piano di miglioramento, gli adempimenti del Pnrr?».
Opinione condivisa anche da Abele Parente, segretario Uil Scuola Lombardia: «A fronte di due sentenze contrastanti, gli uffici regionali scolastici si stanno muovendo in direzioni autonome e spesso opposte. È necessario, pertanto, che il Ministero dell’Istruzione, proprio alla luce di queste diverse interpretazioni che generano una disparità di trattamento fra i lavoratori, intervenga dando indicazioni uniformi. E possibilmente non a novembre considerate le ripercussioni drastiche sul funzionamento della scuola». Per l’Ic Manzoni di Cologno «restare senza dirigente, ad anno scolastico inoltrato avrebbe conseguenze negative. Il nostro istituto dopo anni di reggenze ha avuto una dirigente stabile che si è occupata della scuola con risultati importanti, che potrebbero essere messi in discussione» aggiunge Luca Branda, docente e rsu del Manzoni.