Riforma scuola: DiSAL interviene all'audizione della VII Commisisone


Oggi,  martedì 4 novembre 2014, DiSAL è stata convocata dalla Commissione VII Istruzione e Cultura del Senato per una audizione relativa a cinque amibiti tematici proposti dalla Commissione. Per l'Associazione è intervenuta la prof.ssa Filomena Zamboli, della direzione nazionale e presidente DiSAL Campania. Pubblichiamo la convocazione, gli ambiti tematici oggetto dell’audizione ed i testo delle proposte sinteticamente presentate. Per approfondimenti delle stesse si possono consultare in questo sito documenti e comunicati. 

     Dirigenti Scuole Autonome e Libere

Associazione professionale dirigenti scuole statali e paritarie  - Ente qualificato dal Miur alla formazione

AUDIZIONE VII COMMISSIONE SENATO

AFFARE ASSEGNATO

Valutazione del riordino della scuola secondaria di secondo grado, impatto del precariato sulla qualità dell'insegnamento e recenti iniziative del Governo concernenti il potenziamento di alcune materie

e la situazione del personale

Roma, martedì 4 novembre 2014

 

 

Un bilancio del riordino della scuola secondaria di II grado – Ambiti tematici 1  e  2

 

Una revisione che scommetta sull’autonomia
Siamo prossimi al completamento del primo quinquennio di applicazione del riordino che prevedeva, nei regolamenti attuativi, una revisione triennale dei percorsi di istruzione (art. 7). Il Ministero non ha avviato alcuna revisione per il II ciclo che è invece necessaria  sia per valutare l'impatto sugli apprendimenti delle novità introdotte, sia per leggere i cambiamenti che aspetti correlati ai curricoli (ad esempio lo sviluppo delle alternanze scuola lavoro) impongono.  Nonostante l'enfasi portata sui temi della valutazione e del miglioramento, manca cronicamente da parte del Ministero Istruzione una lettura sistematica di quello che ha funzionato e di quello che non ha funzionato.

Tale lettura va fatta, sul modello francese, con un dettagliato questionario a risposte chiuse sulle principali problematiche da sottoporre in breve tempo ai dirigenti scolastici così da avere un riscontro reale dell’esperienza quinquennale.
A questa assenza di revisione fa da contraltare la proposta del Rapporto ‘La buona scuola’, che ripropone, però, la vecchia logica delle modificazioni ordinamentali per aggiunte successive (l’inserimento dell’insegnamento della storia dell’arte, della musica, delle discipline economiche, delle lingue straniere con la metodologia del (CLIL) e del coding dell’informatica) che prosegue quanto già fatto dal Ministero precedente con l’aggiunta dell’ora di geografia. Di questo passo non é difficile ipotizzare un ritorno all’indietro alla  scuola di 40 ore settimanali riempite tutte di "necessità disciplinari" estemporanee sostenute di volta in volta da specialisti o gruppi disciplinari accademici.

L’unica via d’uscita alla problematica delle “discipline assenti” resta quella di stabilire (sui modelli dei migliori ordinamenti europei) quanto appartiene in modo indispensabile al “curricolo nazionale” per lasciare invece ampia autonomia alle Istituzioni scolastiche autonome (appunto !) per le curvature legate al territorio. Ovviamente non è pensabile che musica, arte, economia vengano considerate discipline da aggiungere. Il problema ha due versanti:

- dalla scuola secondaria di primo grado le prime due vanno modificate da “teorie studiate” a “pratiche applicate”;

- per il secondo ciclo la dimensione economica e quella artistica (con le loro conoscenze essenziali) debbono appartenere all’insegnamento della storia, mentre la musica deve essere sostenuta non come studio ma come pratica di strumento (che ha fatto grande la pratica musicale della scuola tedesca) resa possibile con risorse messe a disposizione delle attività che vanno ad integrare l’offerta formativa (in stretta unione con tutta la miriade di enti musicali presenti in ogni quartiere e paese italiano), con la possibilità delle Istituzioni Scolastiche Autonome di utilizzarla anche negli spazi di autonomia curricolare.

Rispetto agli ordinamenti introdotti occorre perseguire l’opera di semplificazione avviata col Riordino; va verificata la corrispondenza tra gli indirizzi avviati, la loro conseguenza interna e la loro corrispondenza al fabbisogno tecnico-socio-economico. In particolare:

- vanno eliminati i doppioni tra indirizzi tecnici e professionali (ad es. meccanica e turismo), così come tra tecnici e liceali (è il caso del liceo economico);

- vanno introdotti nel tecnico indirizzi a suo tempo proposti dalla commissione e non avviati (è il caso di tutto il settore nazionale del legno-mobile-arredo);

- vanno ricostituiti tutti i laboratori collegati alle discipline tecniche-professionali relative alla preparazione al mondo del lavoro, ridotando questi anche degli insegnanti tecnico-pratici necessari;

- vanno risolte le incertezze ed i doppioni tra gli indirizzi liceali, sia nelle incerte differenze tra scientifico e scienze applicate, sia nella vaghezza del liceo delle scienze sociali;

- va infine eliminata il doppione tra istruzione professionale nazionale e formazione professionale regionale giungendo a due soli canali nazionali (liceale e tecnico) con un forte potenziamento del canale regionale dell’Istruzione e Formazione Professionale.

Vi è poi la tematica dell’Esame di Stato che ormai sopravvive solo in virtù dell’art. 33 della Costituzione e rappresenta una prova inutile perché ripete quanto già fatto durante l’anno e promuove praticamente tutti i candidati. Un esame, che costituisce un doppione “sincopato” delle verifiche dell’anno, conservando la logica autoreferenziale che sottrae a verifica anche il lavoro svolto dai docenti: uno spreco di risorse e di tempo che, cosa ben più grave, rinvia la verifica del merito ad altri appuntamenti, universitari o lavorativi che siano, danneggiando in questo modo solo i giovani. 

Posto il cambiamento intervenuto nella scuola, soprattutto in ambito tecnico e professionale, serve una forte semplificazione dell'esame finale per legarlo alla certificazione delle competenze effettivamente acquisite.
Chiediamo l’impegno del Governo o del Parlamento a presentare entro questo anno scolastico una norma per l
’abolizione di questo esame di stat con l’introduzione di moderne modalità di certificazioni finali che valorizzino il percorso e le esperienze realizzate dallo studente nell’ultimo anno, per giungere quanto prima alla abolizione del valore legale del titolo di studio.

 

Orientamento scolastico e lavorativo  -  Ambito tematico  3

 

La debolezza dell’azione di orientamento scolastico nel passaggio tra il I ed il II ciclo scolastico è dovuto alla autoreferenzialità che, talvolta, vivono le scuole rispetto alle realtà formative e del mondo del lavoro del proprio territorio, oltre che da assetti culturali residuali che tendono a non considerare il valore formativo del lavoro rispetto al supposto primato della cultura umanistica. Tutta la scuola del I ciclo ha necessità di riguadagnare credibilità tra le famiglie e la società nel proprio lavoro di aiuto alle scelte orientative alla formazione, anche in ordine all’orientamento verso lgli istituti tecnico-professionali. Per l’orientamento alle scelte scolastiche collegate col mondo del lavoro può essere utile guardare al modello tedesco dove l’azione della scuola collabora con i corrispettivi Centri del lavoro territoriali (in Italia confusi tra vari enti e invece da ricondurre ad un unico ente territoriale).

L’orientamento al lavoro della scuola del II ciclo dovrà, invece, essere collegato a tutta la problematica delle relazioni tra scuola e imprese affrontata nel seguente Ambito 4.

 

 

Scuola e lavoro  - Ambito tematico   4

 

Il rapporto scuola ed impresa

L’unica norma generale esistente risale al Ministero Moratti con il DM 77 del 15 aprile 2005.

I Regolamenti Gelmini di riordino del II ciclo hanno ribadito la possibilità di attuare attività che i Regolamenti chiamano Alternanza, ma che di fatto si attuano con stages in azienda che le scuole mettono in atto per due o tre settimane durante o al di fuori dell’orario scolastico per i quali gli Istituti scolastici ricevono un finanziamento annuale sulla base di progetti presentati ed approvati oramai ridotto al lumicino. Il reperimento di aziende disponibili e l’accoglimento che queste attuano è totalmente legata alle relazioni locali che la scuola riesce a costruire.

Il recente rapporto del MIUR (Monitoraggio 2013) sull’alternanza scuola-lavoro ricorda che negli Istituti Tecnici e Professionali solo il 55% degli alunni vive attività di stage in azienda (cioè, quando va bene, due settimane all’anno).

Le criticità sono rappresentate dalla inesistenza assoluta dell’apprendistato in formazione (15-17enni); irrilevante utilizzo delle opportunità dell’apprendistato professionale (18enni); limitazione delle poche realtà alla fascia universitaria.

Vi sono poi alcune incongruenze nelle recenti riforme: riduzione fino all’eliminazione dei laboratori; riduzione del ruolo degli insegnanti tecnico pratici che hanno fatto la forza dell’istruzione tecnica e professionale deagli anni 50’-’70; marginalizzazione della pratica lavorativa (chiamata nella norma alternanza), neppure superata dalla recente Legge 128/2013 per il cosiddetto apprendistato del quarto e quinto anno.

Le proposte normative

a-  Una modifica radicale del regime di apprendistato formativo, in periodo di obbligo scolastico, attraverso il sistema duale, dove l’istruzione e formazione professionale sia fatta alternativamente a scuola e in azienda, con una progressione che, a partire dai 15enni, arrivi, al terzo anno di formazione, ad almeno quattro giorni la settimana in azienda. Ma occorre che i rappresentanti del sistema produttivo si rendano corresponsabili del percorso e dei contenuti formativi così che questi abbiano relazione con le competenze lavorative. Per questo occorre però che le imprese accettino di fare della formazione professionale un elemento di fierezza aziendale.

b-  Un sistema di incentivi alle aziende in forma o di detrazione fiscale (Francia) per chi ospita giovani in tirocinio, o attraverso un contratto di apprendistato che, a fronte di un salario minimo, permetta alle aziende l’impiego degli apprendisti in alcune mansioni compatibili (Germania).

c-  Un vincolo alle aziende a versare una quota dell’utile annuale al sistema di formazione, o come finanziamento diretto all’attività formativa dei futuri Uffici del Lavoro territoriali (sottoposti al controllo di risultato nell’utilizzo), o come scelta di “gemellaggio” con una o più scuole tecniche o professionali della zona per il sostegno fattivo dei fabbisogni di attrezzature e di formazione.

d- Una riforma dei nostri Uffici del Lavoro sul modello delle Camere del Lavoro tedesche, che, oltre alle competenze sul lavoro e le professioni, obblighi a sinergie sul territorio tra aziende, scuole ed enti locali sull’orientamento scolastico alle scelte prima e dopo la scuola secondaria. Occorre riconoscere, infatti, che il continuo rinvio dell’età delle scelte formative è risultato solo un danno agli alunni, collaborando ad aumentare disagi, difficoltà, quando non devianza.

 

La valutazione degli insegnanti  -  Ambito tematico    5

 

Il modello di valutazione degli insegnanti presente nel Rapporto ‘La buona scuola’, almeno per alcuni meccanismi, può essere un punto di partenza, ma una vera valutazione degli insegnanti potrà avvenire solo riconoscendo  alle singole istituzioni scolastiche maggiore autonomia di gestione, consentendo ad esse sia di poter bandire, in proprio o in rete, concorsi di assunzione per il fabbisogno dei docenti chiedendo allo Stato di stabilire i criteri dell’abilitazione all’insegnamento a livello nazionale. Questo modello potrebbe rendere più necessario ed incidente il percorso di valutazione della docenza.

Occorre tuttavia ricordare che la qualità di un docente non può essere valutata esclusivamente in base a dei numeri, è un fatto molto più complesso ed in questo processo valutativo il contributo del dirigente scolastico è importante, insieme a quello dei diversi soggetti.

 


CONVOCAZIONE
Associazione nazionale dirigenti scolastici (ANDIS)
Associazione nazionale dirigenti e alte professionalità delle scuole (ANP)
Dirigenti scuole autonome e libere (DISAL)

MARTEDI' 4 NOVEMBRE 2014, ALLE ORE 15   (INGRESSO VIA STADERARI 4)

PER AUDIZIONE PRESSO UFFICIO DI PRESIDENZA  7ª COMMISSIONE (Istruzione)

SULL'AFFARE ASSEGNATO   SCUOLA    (ATTO N. 386)

        SI PREGA DI COMUNICARE I NOMINATIVI DELLA DELEGAZIONE E LE RISPETTIVE CARICHE VIA MAIL (commissioneistruzione@senato.it)
        SI PREGA DI INVIARE AL MEDESIMO INDIRIZZO DI POSTA ELETTRONICA (
commissioneistruzione@senato.it) EVENTUALE DOCUMENTAZIONE, CON L'AVVERTENZA CHE ESSA POTRA' ESSERE RESA DISPONIBILE PER LA PUBBLICA CONSULTAZIONE, OVE NULLA OSTI, SULLA PAGINA WEB DELLA COMMISSIONE
        SI PREGA DI COMUNICARE L'EVENTUALE MANCATA PARTECIPAZIONE ALL'AUDIZIONE
        SI ALLEGA UN ELENCO DEGLI AMBITI TEMATICI SU CUI LA COMMISSIONE RITIENE PARTICOLARMENTE UTILE CONCENTRARE IL DIBATTITO
        SI COMUNICA CHE LA DOCUMENTAZIONE TRASMESSA DAI SOGGETTI GIA' AUDITI SULL'ARGOMENTO E' DISPONIBILE SULLA PAGINA WEB DELLA 7^ COMMISSIONE DEL SENATO NELLA SEZIONE "DOCUMENTI ACQUISITI"
     SI COMUNICA CHE L'AUDIZIONE DURERA' COMPLESSIVAMENTE 30 MINUTI
        SI RAMMENTA CHE PER GLI UOMINI E' D'OBBLIGO INDOSSARE GIACCA E CRAVATTA
       
                                                Sen. Andrea Marcucci, Presidente 7a Commissione

Senato della Repubblica
7a Commissione istruzione pubblica, beni culturali, ricerca scientifica, spettacolo e sport

Ufficio di Segreteria   tel. 06.6706.2302/2402 - fax 06.6706.3600

e-mail: commissioneistruzione@senato.it

 

AFFARE ASSEGNATO

Valutazione del riordino della scuola secondaria di secondo grado, impatto del precariato sulla qualità dell'insegnamento e recenti iniziative del Governo concernenti il potenziamento di alcune materie e la situazione del personale

AMBITI TEMATICI

L’obiettivo della procedura consiste nell'ascoltare i protagonisti della scuola e tutti gli stake holders del sistema formativo e scolastico per:

1.   tracciare un bilancio, dopo cinque anni, del riordino della scuola secondaria di secondo grado, onde verificare i punti di forza e di debolezza della scuola italiana;

2.   ascoltare i suggerimenti per colmare le lacune del sistema scolastico italiano, anche alla luce di quanto contenuto nella proposta de "La buona scuola", al fine di inserire l’insegnamento della storia dell’arte, della musica, delle discipline economiche, delle lingue straniere con la metodologia del content and language integrated learning (CLIL) e del coding dell’informatica, non in una logica meramente additiva;

3.    comprendere come sviluppare serie politiche di orientamento scolastico e lavorativo tra scuola secondaria di primo e secondo grado e tra scuola secondaria di secondo grado e alta formazione tecnica, università e mondo del lavoro;

4.    capire come rafforzare il rapporto tra scuola e impresa, affinchè la scuola possa formare cittadini che abbiano i mezzi, le conoscenze e le competenze per vivere da protagonisti il mondo del lavoro;

5.    analizzare il meccanismo di valutazione degli insegnanti così come delineato ne "La buona scuola", con particolare riferimento non solo al superamento degli scatti d'anzianità ma anche alla nuova figura del docente Mentor.

 

 

 
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