Riforma scuola: l'autonomia tradita e le risorse necessarie


Dirigenti Scuole Autonome e Libere - Siclia

Associazione professionale dirigenti scuole statali e paritarie  - Ente qualificato dal MIUR alla formazione

SIAMO SEMPRE ALL’ANNO ZERO

Il direttivo Di.S.A.L. Sicilia riunitosi presso l’I.C. “C. Battisti” di Catania venerdì 10 ottobre dalle ore 15.00 alle ore 16.30 ha preso in esame il tema del Consiglio nazionale previsto per la prossima settimana a Roma ed in particolare il documento governativo “La buona scuola” su cui da più parti viene sollecitato il dibattito.

Viene rilevato che il documento in questione si presenta come un insieme di buone intenzioni, di cui però non si declina alcuna operatività: il COME debba effettuarsi quanto proclamato come petizione di principio non viene precisato. Se il punto fondamentale dello sviluppo scolastico è il consolidamento dell’AUTONOMIA SCOLASTICA, allora quali sono gli strumenti di cui dispongono le scuole?

Questa è la questione principale, l’autonomia scolastica negata.

Il documento governativo proclama che autonomia significa buona governance della scuola, che è il contrario di autoreferenzialità, che nessuna scuola è un’isola, ma anzi è il centro di una rete di intersezioni preziose, che non c’è vera autonomia senza responsabilità, non c’è responsabilità senza valutazione, che per vivere e crescere nell’autonomia responsabile ogni scuola deve poter schierare la miglior squadra possibile.

Ecco, ma come fare, con quali risorse, con quale rendicontazione?

Le norme per rendere operativa l’autonomia scolastica ci sono, ma è sotto gli occhi di tutti che, per il momento, il centralismo burocratico non accenna a diminuire e che vi è invece una diminuzione esponenziale delle risorse finanziarie destinate alla scuola.

Pensiamo alla digitalizzazione, per esempio.

Gli Uffici amministrativi delle scuole ogni giorno sono subissati da innumerevoli adempimenti amministrativi che con un’adeguata digitalizzazione dei sistemi centrali potrebbero benissimo essere evitati. Un esempio per tutti: in alcune province in questi giorni si è ancora in attesa della pubblicazione delle graduatorie di istituto dei docenti di seconda e terza fascia, passaggio fondamentale per il reclutamento del personale. Ebbene in alcuni casi la pubblicazione delle graduatorie è bloccata per la presenza di omocodie, cioè presenza  in più fasce di aspiranti con medesimo codice fiscale. Si tratta di reali omocodie od errori di digitazione delle segreterie? Tutto bloccato. Nel frattempo, le scuole, senza graduatorie e senza insegnanti, sono impegnate in controlli incrociati e verifiche manuali a causa di un sistema informatico centrale di gestione  che non ha alcun meccanismo di controllo in sede di inserimento dati.

E poi: a quando gli investimenti sulle infrastrutture necessarie per avere un accesso digitale efficiente ed efficace? Dove sono le “autostrade informatiche” che devono garantire il collegamento ai server per lo scambio dei dati abbassandone i costi di utilizzo e che farebbero finalmente funzionare le apparecchiature tecnologiche acquistate dalle scuole del Sud con i fondi europei? Inalterati, se non addirittura ridotti, permangono i trasferimenti finanziari alle scuole che si devono pagare i canoni dei gestori di telefonia e rete dati in proprio.

E poi, croce e delizia, la valutazione del sistema scolastico.

E’ sotto gli occhi di tutti che l’autonomia senza responsabilità non funziona e che dunque occorre valutare il sistema scuola, ma i processi di valutazione, che vanno posti in essere da organi terzi, vanno strutturati in termini di miglioramento educativo e non limitati alla valutazione delle performance della categoria apicale. Tale scelta operativa porta al risultato di un appesantimento burocratico ulteriore e di un altro costo inutile per il paese. E’ già chiaro nella vigente normativa quali siano i risultati che devono raggiungere tutti i lavoratori della scuola: i processi di valutazione scolastica dunque o vanno resi operativi nei riguardi delle performance di tutte le categorie del personale scolastico o servono a poco e certo non ad avere contezza dei risultati raggiunti dalle scuole italiane.

Per trasformare le petizioni di principio in tabella di marcia è evidente che ogni Istituto scolastico che intenda offrire una seria proposta educativa -  all’interno delle garanzie del sistema pubblico di istruzione regolato dai principi generali costituzionali di libertà, democrazia, sussidiarietà e autonomia - deve poter contare dal 1° di settembre in cassa su una dote finanziaria certa adeguata agli scopi da raggiungere. La destinazione delle somme va rimessa nelle mani della scuola che decide le finalità di spesa sulla base del proprio Piano dell’offerta formativa che viene rendicontato alla comunità degli stakeholders del territorio.

In attesa che si chiariscano in sede governativa i nodi essenziali della questione, i presidi delle buone scuole italiane hanno comunque parecchio da fare: assieme a maestri, professori, amministrativi e ausiliari ogni giorno c’è da accogliere nelle Scuole buone – migliaia nel paese - bambini e  ragazzi che nel futuro prossimo saranno i cittadini del paese. 

Ai presidi di Di.S.A.L. non interessa fare i passacarte, i burosauri, sommersi da apparati amministrativi molto poco digitali, i presidi di Di.S.A.L. vogliono fare il mestiere per cui sono pagati e cioè preoccuparsi dell’educazione personale di ciascun ragazzo, che ha diritto ad una scuola autonoma e libera in cui affrontare la realtà dell’esistenza.

Ben vengano lo sviluppo dell’autonomia responsabile, la digitalizzazione, il miglioramento dei livelli occupazionali, il potenziamento dell’organico funzionale, lo studio della musica e dell’arte fin dalla scuola primaria, anzi dell’infanzia oseremmo dire.

Sono tutte priorità già presenti da tempo nel dibattito culturale del paese.

Il punto è: con quali risorse finanziarie ed umane e con quale rendicontazione sociale?

 

Il direttivo Di.S.A.L. Sicilia

Badalamenti, D’Oro, Ficicchia, Galeano, Iaquinta

 

 
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