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Francia: gli istituti tecnici sulla via della liquidazione

Sito Norberto Bottani  -  28 settembre 2012

 

 

Una stranezza di alcuni sistemi scolastici come quello francese o italiano è giunta al bivio : o la si perpetua o la si elimina. Questa stranezza sono gli istituti tecnici o i licei tecnologici, sorti poco per volta accanto ai licei tradizionali per accogliere e promuovere, questa era la giustificazione principale, studenti non in grado di seguire corsi esigenti di cultura generale come quelli proposti nei licei tradizionali (classico o scientifico che sia, variamente modulati in sottosezioni come il liceo socio-economico o quello linguistico) e quindi per democratizzare gli studi, valorizzare il capitale umano, ecc. ecc. Gli istituti tecnici erano invece gli eredi di una tradizione di formazione specialistica professionale che fu gloriosa ma che i sistemi scolastici contemporanei, almeno in Francia e in Italia, non non stati in grado di preservare.

 

Licealizzazione, assorbimento o liquidazione degli istituti tecnici ?

Si sta giungendo alla frutta. Già un decennio fa il prof. Bertagna proponeva al ministro Moratti un insegnamento secondario superiore ripartito in due soli canali distinti, da un lato il canale della cultura generale e dall’altro quello della formazione professionale, per contrastare almeno sulla carta la licealizzazione completa dell’insegnamento secondario superiore come invece è successo in Francia. I tipi di licei in Italia sono diminuiti, ma la via prestigiosa per accedere alla formazione universitaria è rimasta tale e quale e passa tuttora per i licei, in parte per gli istituti tecnici e professionali i quali rilasciano diplomi che consentono di accedere in teoria a tutti i dipartimenti universitari (detti un tempo "facoltà"), lasciando però allo sbando le neo-matricole che si perdono nella foresta vergine delle università. Non a caso l’Italia è uno dei paesi nei quali la mortalità universitaria, ovverossia la proporzione di matricole che non giungono alla fine degli studi universitari o che vanno fuori corso è tra le più elevate tra i sistemi scolastici dei paesi membri dell’OCSE, con costi elevati per tutti. Alcuni istituti tecnici sono diventati licei veri e propri, altri invece si sono dati da fare per preservare una tradizione, una cultura del lavoro, una specializzazione professionale che tarpa però le ali a molti studenti e che è mal vista dalle autorità.

 

La situazione in Francia

Anche in Francia si è licealizzato l’insegnamento secondario a fondo, facendo finta di salvare le scuole professionali che sono però tutte diventate licei. Il numero dei tipi di maturità ha subito un aumento esponenziale. L’evoluzione in Francia è simile a quella italiana con l’aggravante di essere iniziata ben prima. Non a caso, la Francia, con l’Italia, è tra i paesi dell’OCSE con una delle proporzioni più elevate di disoccupati nella fascia di età inferiore ai 29 anni. Adesso, un’ispettrice generale francese, Catherine Moisan, nota per essere vicina dal punto di vista politico al neo-ministro socialista dell’educazione Vincent Peillon, ha firmato un documento ufficiale sulla ragion d’essere degli istituti tecnologici. Per Moisan il problema sono gli istituti tecnici.

Come capita anche in Italia, questo documento si colloca nella serie infinita di relazioni sulla riforma del liceo in corso da almeno una ventina d’anni. Considerata però la prossimità esistente tra Moisan e il ministro vale la pena prestare attenzione a quanto sostiene la consulente ministeriale. Potrebbe succedere la stessa cosa anche in Italia tra qualche mese o tra qualche anno. In Italia si dirà : "è l’Europa che lo chiede" quando invece sono gli Italiani che bazzicano nel girone europeo che esprimono i loro desiderata a Bruxelles perché non possono renderli espliciti a Roma. Una domanda per vie traverse insomma. Succede insomma che per andare a Roma si debba necessariamente passare da Bruxelles e pagare un balzello al rappresentante locale del papa.

 

 

Catherine Moisan intervistata dal sito l’Expresso del 27 settembre 2012

 

Prima domanda : Il liceo propone nel suo funzionamento odierno offre percorsi coerenti che favoriscono la promozione di tutti gli studenti ?
Il liceo, o piuttosto i licei, propongono oggigiorno indirizzi (o vie o sezioni) che non sono affatto percorsi [
1]. Questi indirizzi sono gerarchizzati e i cambiamenti di serie o di orientamento si effettuano percorrendo passerelle discendenti in questa gerarchia. Il passaggio dai licei di cultura generale e tecnologica verso la via professionale riguarda soltanto il 4% degli studenti ed è quasi nullo nell’altro senso. La predominanza di questa gerarchia ha una duplice conseguenza :

  • In primo luogo genera uno spreco di talenti in quanto non tiene in linea di conto diverse forme di eccellenza. Il nostro sistema scolastico è manicheo : o è nero o è bianco. Sarebbe ora di passare al colore !
  • Inoltre, accentua le disparità sociali e le disuguaglianze di fronte alle possibilità di riuscita.

 

Seconda domanda : Come giudica lo squilibrio esistente in seno alla formazione di cultura generale che privilegia il liceo scientifico ? [2]
Si dovrebbe dapprima smettere di ragionare in funzione di tre vie di formazione nettamente distinte : professionale, tecnologica e generale. Si tratta piuttosto di due vie : una professionale la cui finalità è l’inserimento nel mondo del lavoro senza precludere però nessuna possibilità di proseguimento degli studi, l’altra, quella della cultura generale e tecnologica ha come scopo prioritario il proseguimento degli studi nell’insegnamento superiore.
In questa seconda via, il liceo scientifico è effettivamente dominante, la fa da padrone : un terzo degli studenti liceali optano per l’indirizzo scientifico. Questa è la serie dei “buoni allievi”, quella che “apre tutte le porte”, benché numerosi studenti del liceo scientifico non svolgeranno mai in seguito studi scientifici. Orbene, occorrono figure scientifiche della società contemporanea e questo obiettivo può essere conseguito solo con una politica volontarista di valorizzazione dell’indirizzo scientifico. Si può accedere a conoscenze e competenze scientifiche avanzate passando per la filiera professionale. In questi anni però, il nostro sistema sta sprecando talenti [
3].


Terza domanda : Quali sono le piste per migliorare l’articolazione tra liceo e insegnamento superiore e segnatamente per fare in modo che gli studenti che provengono dagli indirizzi tecnologici professionali possono trovarsi a loro agio nelle università ?
Ci sono numerose esperienze di collaborazione tra licei e istituti d’insegnamento superiore ma queste iniziative sono spesso riservate a un numero esiguo di studenti. In generale, le università non si curano di questo problema. La prima priorità dunque deve riguardare le università dove ci si deve adattare a un modo di studiare di lavorare diverso da quello in auge negli istituti tecnici e professionali nei quali si è ben inquadrati. Si passa da una forma di didattica etero-dipendente a una basata sul lavoro personale e autonomo. Ciò si rivela spesso difficile per le nuove matricole che provengono dagli studi tecnici e professionali. L’insegnamento secondario superiore ha una forte responsabilità da questo punto di vista in quanto propugna e preserva a spada tratta la gerarchizzazione degli indirizzi disciplinari. Occorre senza dubbio cominciare a chiarificare e rendere leggibili le finalità dei vari indirizzi di studio dell’insegnamento secondario superiore, smettere per esempio di ritenere che le serie tecnologiche e la via professionale abbiano la stessa finalità, oppure che le finalità delle serie generali e tecnologiche siano diverse tra loro per quanto riguarda il proseguimento degli studi.

 

[1] ndr : Si potrebbe quasi dire "curricoli“

[2] ndr. : in Francia il liceo scientifico non ha un’esistenza autonoma , a se stante, come succede in Italia ma è un’opzione, una via nella formazione liceale in genere.

[3] ndr. : Perché per l’appunto non favorisce questa tendenza

 
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