Sfide e modelli per far crescere, a scuola


Fonte: Tuttoscuola. Articolo di Ezio Delfino di marzo 2023. Il Presidente nazionale DiSAL traccia un quadro sintetico, ma assai stimolante di nuovi percorsi e nuovi canoni per una scuola reale in cui complessità e desiderio diano i loro migliori frutti.


Complessità e desiderio: due categorie che ad un primo approccio si potrebbero considerare non concilianti tanto la seconda sembra appartenere ad universi rispetto ai quali la prima appare come totalmente altro. È, invece, significativo che in tempi in cui la complessità caratterizza sempre più la gestione delle scuole emerga il tema del desiderio di conoscenza, di verità, di relazioni autentiche, anche a scuola. Quasi che il desiderio umano possa esserne il principio interpretativo e rigenerativo e ne costituisca l’insita urgenza. Un’ipotesi che non possiamo non sentire sfidante proprio perché essa

impone, in realtà, per essere decifrata ed interpretata, una riflessione proprio sui fini: quali i fini di un autentico ‘fare scuola’, oggi? quale il senso delle relazioni che in essa si vivono e dei percorsi che si propongono?


La complessità: spazio per nuove genesi

La responsabilità di adulti nella scuola, oggi, è quella di aiutare i ragazzi a ‘nascere’, introducendoli, nel quotidiano scolastico, a categorie che sono tipiche dell’essere e non

solo del fare. Costruire una posterità povera di categorie dell’essere significherebbe generare, infatti, individui incapaci di vivere e crescere nella complessità. Per questo la scuola è oggi è chiamata a ridiventare un luogo dove accendere il desiderio di vivere e di crescere.

Aprendo una delle sue «letture di Dante» in piazza S. Croce a Firenze, qualche anno fa Roberto Benigni ha così esordito: «L’Iliade dice che la vita è una guerra, l’Odissea che la vita è un viaggio, la Divina Commedia che la vita è desiderio». Se è vero che la scuola può essere interpretata come un percorso di ‘battaglie’ (molte le pa-role del gergo militare: compito, registro, classe, squadra, esercizio...) e gli studenti come persone da ‘adde-

strare’; se è vero che essa può, più positivamente, essere vissuta come un viaggio (così come descritto da termini che ne qualificano il profilo: indirizzo, tappa, obiettivo, meta, traguardo, percorso); è proprio vero, tuttavia,che il suo vero interlocutore deve essere proprio il desiderio dello studente. Un termine di derivazione latina (de-sideris) che richiama la tensione verso una stella: l’insegnamento, dunque, e la scuola come suo contesto, come modus generatore di domande, di ricerca e di tensione al vero. Se a scuola uno studente incontra occasioni e persone che gli provocano un cambiamento di aspettativa e di sguardo, ciò ha la capacità di generare in lui il desiderio di mettersi in gioco, di riaccendersi al gusto dell’apprendere e della ricerca.

Quali, dunque, possono essere le piste di lavoro per un dirigente scolastico che, oggi, desideri interpretare positivamente e favorire proficuamente il rapporto tra complessità e

desiderio nella conduzione del proprio istituto?


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