Scuole e PNRR: non sprechiamo questa occasione


Fonte: IlSole24ore. Articolo di Gaetano Lapenta del 20.02.2023. I D. S. stanno lavorando per il PNRR, “Scuola 4.0”, cruciale per le scuole perché il finanziamento previsto (1,7 miliardi solo per aule e laboratori) non si ripeterà nel breve periodo.

In questi giorni i dirigenti scolastici stanno lavorando per chiudere le progettualità relative al PNRR, “Scuola 4.0”, uno dei momenti cruciali per le scuole del paese perché l'ammontare di finanziamenti previsto (1,7 miliardi solo per aule e laboratori) è un unicum che non si ripeterà nel breve periodo.

Nel 1996 Tony Blair chiedeva per la prima volta fiducia ai britannici dopo 18 anni di governo Tories, indicando tre priorità per il futuro del Regno Unito: “education, education and education”. Oggi come allora il suo messaggio è attuale più che mai: un Paese che decide di guardare al futuro e alla crescita, infatti, non può non avere tra le priorità il mondo della scuola e dell'educazione. Ma cosa significa investire davvero in educazione e come non sprecare l'opportunità del PNRR?

Ci sono almeno tre punti prioritari di intervento: investire in un ambiente adatto all'apprendimento, digitalizzazione, educazione come esperienza.

Sul primo punto la situazione di partenza è fin troppo nota: dei 33.000 edifici scolastici italiani, il 55% è in classe energetica G, il 30% è “ospitato” in strutture nate con destinazione d'uso differente, mentre il 40% non è mai stato interessato da interventi di efficientamento energetico o ammodernamento strutturale.

Secondo i dati dell'osservatorio Fybra, che monitora quotidianamente oltre 2 milioni di dati di più di trecento scuole e 80.000 studenti, la fotografia degli ambienti in cui i ragazzi passano quasi metà delle loro giornate “ex ante”, cioè prima di un intervento di miglioramento, non è tra le più rosee. Tenendo presente che a 1500 ppm (parti per milioni) di CO2 nell'aria la concentrazione in aula comincia a calare e la probabilità di trasmissione di malattie per vie aerea aumenta, i valori rilevati superano picchi di 4.000 ppm nei momenti più critici, in alcuni casi anche di 5000. Questo significa che i ragazzi respirano aria non buona per quasi tutta la permanenza a scuola. Nelle scuole medie la situazione è la peggiore, con 1900 ppm di media, seguono poi le scuole superiori con 1800 ppm e infine le elementari e materne con 1500 ppm. Inoltre, il periodo storico ha inciso fortemente sulle rilevazioni invertendo il trend: prima della pandemia si rilevavano temperature decisamente elevate con CO2 alle stelle (circa 500 ppm più alta della media attuale); all'opposto, durante la pandemia la CO2 è calata di circa 300 ppm medi ma sono calate anche le temperature, con circa 2 gradi in meno durante la stagione termica 2021-2022 a causa delle finestre sempre aperte.

I ragazzi popolano le aule in una situazione poco consona all'apprendimento: alcuni studi scientifici hanno evidenziato come l'ambiente scolastico, la ventilazione, il comfort termico, impattino in maniera significativa sull'apprendimento dei ragazzi, sul loro tasso di assenteismo e sulla crescita. Inoltre, le scuole rischiano anche di incappare in sprechi energetici ed economici (di soldi pubblici) assolutamente evitabili!

Oggi la situazione sta lentamente tornando al periodo pre-pandemico a causa dell'alto costo dell'energia, con un conseguente ritorno ad ambienti insalubri con alte concentrazioni di inquinanti e microdroplets per via delle finestre chiuse.

Investire in ambienti adatti all'apprendimento è dunque una conditio sine qua non, il punto necessario di partenza per una scuola rinnovata con impatto nel lungo periodo.

Per quanto riguarda la digitalizzazione, tanto si è detto e scritto. Una scuola digitale è sicuramente una scuola che sa combinare i metodi educativi tradizionali con i nuovi linguaggi, ma anche una scuola che non si appiattisce sulle tecnologie che non stimolano la creatività e lo sforzo di apprendimento dei ragazzi.

La digitalizzazione, dunque, non può prescindere dalla terza linea di intervento (educazione come esperienza), se vogliamo una generazione di ragazzi in grado di valutare, decidere, giudicare.

Le dotazioni digitali possono essere “astratte”, alienanti: ecco perché è importante per i decisori orientarsi su soluzioni che ingaggino in maniera esperienziale diretta, su elementi di realtà, i bambini e i ragazzi.

La tentazione di usare i fondi del PNRR in maniera compilativa od opportunistica è dunque dietro l'angolo; la sfida e la posta in gioco sono talmente alte che non possiamo esimerci da una riflessione seria su cosa serve a bambini e ragazzi oggi per essere il motore di crescita e innovazione del paese. Giganti mondiali dell'informatica e dell'education, aziende del settore e startup come Fybra sono pronte a fare la propria parte fino in fondo, per essere certi di non aver lasciato nulla di intentato e non doversi guardare indietro, fra qualche anno, con rimpianto.

(*) CEO e co-founder di Fybra (www.fybra.co)

 
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