Il ministero dell’Istruzione esprime piena soddisfazione per la riforma della formazione iniziale e continua e per il reclutamento dei docenti della scuola secondaria approvata dal Consiglio dei ministri nella serata di mercoledì 21 aprile.Secondo il dicastero di Viale Trastevere il testo approvato dal Cdm porterà “percorsi certi per chi vuole insegnare”, oltre che “una definizione più chiara degli obiettivi e delle modalità della formazione dei docenti durante tutto il loro percorso lavorativo”.
Da Viale Trastevere si conferma la volontà di attuare “concorsi annuali per reclutare con costanza il personale, aprendo più rapidamente le porte ai giovani. Questi i tre perni della riforma approvata oggi dal governo, che porterà in cattedra, entro il 2024, i primi 70mila insegnanti”. Nel decreto-legge sul Pnrr è prevista anche la nuova Scuola di alta formazione per dirigenti, insegnanti e personale ATA.
Cosa
prevede il piano
Per quanto riguarda le nuove
modalità di formazione iniziale, abilitazione e accesso all’insegnamento nella
scuola secondaria, il progetto approvato dal CdM prevede:
- - Un percorso universitario abilitante di
formazione iniziale (corrispondente ad almeno 60 crediti formativi), con prova
finale
- - Un concorso pubblico nazionale con
cadenza annuale
- - Un periodo di prova in servizio di un
anno con valutazione conclusiva
Il percorso di
formazione abilitante si potrà svolgere dopo la laurea oppure
durante il percorso formativo in aggiunta ai crediti necessari per il
conseguimento del proprio titolo. È previsto un periodo di
tirocinio nelle scuole. Nella prova finale è compresa una lezione
simulata, per testare, oltre alla conoscenza dei contenuti
disciplinari, la capacità di insegnamento.
Le
nuove abilitazioni
L’abilitazione consentirà l’accesso ai concorsi, che
avranno cadenza annuale per la copertura delle
cattedre vacanti e per velocizzare l’immissione in ruolo di chi vuole
insegnare. I vincitori del concorso saranno assunti con un periodo
di prova di un anno, che si concluderà con una valutazione tesa
ad accertare anche le competenze didattiche acquisite
dal docente. In caso di esito positivo, ci sarà l’immissione in
ruolo.
Via
preferenziale per i precari
È confermata anche la strada
“semplificata” (ma non troppo) per i supplenti di vecchia data: il Ministero
spiega che “in attesa che il nuovo sistema vada a regime, per coloro che già
insegnano da almeno 3 anni nella scuola statale è previsto
l’accesso diretto al concorso. I vincitori dovranno poi conseguire
30 crediti universitari e svolgere la prova di abilitazione per
poter passare di ruolo”. “Durante la fase transitoria, coloro che
non hanno già un percorso di tre anni di docenza alle spalle ma
vogliono insegnare potranno conseguire i primi 30 crediti universitari,
compreso il periodo di tirocinio, per accedere al concorso. I vincitori
completeranno successivamente gli altri 30 crediti e faranno la prova di
abilitazione per poter passare di ruolo”.
La
formazione continua e la Scuola nazionale
La formazione in
servizio dei docenti diventa continua e strutturata in modo da
favorire l’innovazione dei modelli didattici, anche alla
luce dell’esperienza maturata durante l’emergenza sanitaria e in linea con gli
obiettivi di sviluppo di una didattica innovativa previsti nel Piano Nazionale
di Ripresa e Resilienza.
La formazione sulle
competenze digitali e sull’uso critico e responsabile degli
strumenti digitali sarà parte della formazione già obbligatoria
per tutti e si svolgerà nell’ambito dell’orario lavorativo. Viene
poi introdotto un sistema di aggiornamento e formazione con
una pianificazione su base triennale che consentirà agli insegnanti di
acquisire conoscenze e competenze per progettare la
didattica con strumenti e metodi innovativi. Questa formazione
sarà svolta in orario diverso da quello di lavoro e potrà essere retribuita
dalle scuole se comporterà un ampliamento dell’offerta formativa. I percorsi
svolti saranno anche valutati con la possibilità di accedere, in caso di esito
positivo, a un incentivo salariale. I percorsi di
formazione continua saranno definiti dalla Scuola di
alta formazione che viene istituita con la riforma e si occuperà
non solo di adottare specifiche linee di indirizzo in materia, ma anche di
accreditare e verificare le strutture che dovranno erogare i corsi, per
garantirne la massima qualità. La Scuola, che fa parte delle riforme del Pnrr,
si occuperà anche dei percorsi di formazione di dirigenti e personale Ata.
Testo approvato dal CdM del 21 aprile 2022 |
![]() |
|||
![]() |
Testo approvato dal CdM del 21 aprile 2022![]() |
||
![]() |