COMUNICATO STAMPA
Patti per nuove corresponsabilità educative
È noto quanto è successo nella scuola media di Carini in provincia di Palermo dove qualche giorno fa la dirigente scolastica ha subito le proteste e le azioni violente da parte della famiglia di un’alunna a seguito di un provvedimento adottato da una docente per un suo comportamento ritenuto non corretto e rispettoso degli impegni scolastici. Un fatto deprecabile che porta ad esprimere la piena solidarietà alla collega dirigente Claudia Notaro. E che invita ad alcune riflessioni in ordine alla figura istituzionale del dirigente scolastico.
Mai come oggi, in tempi di pandemia, i presidi italiani incarnano i valori di responsabilità e sacrificio che stanno progressivamente consentendo di superare uno dei periodi più difficili nella storia italiana dall’ultimo dopoguerra. Nelle organizzazioni complesse come lo è la scuola, l’impegno del singolo però non basta: il preside non è “un uomo solo al comando” ed il rappresentante dell’Istituzione scolastica deve avere concretamente la possibilità di operare all’interno di un sistema formativo integrato di prossimità che lo sostenga nell’affrontare i problemi che la realtà pone quotidianamente.
Accanto alla sfida della pandemia, c’è quella dell’educazione. Esigere dai ragazzi una condotta adeguata alle regole di convivenza significa abituarli a rispettare salute e sicurezza, diritti fondamentali della persona umana che vanno tutelati a scuola e, così facendo, in tutte le comunità in cui si vive. Ci sono però scuole che operano in territori ancora connotati da un preoccupante indice di disagio socio-culturale che la pandemia sta contribuendo ad ampliare. “Abbiamo attivato l'Osservatorio sulla dispersione scolastica e le operatrici psicopedagogiche. La classe è attenzionata da tempo ed è destinataria di un progetto di Educazione alla legalità. Ma purtroppo siamo soli" ha dichiarato al quotidiano “La Repubblica” la dirigente scolastica di Carini dopo l’accaduto.
Don Lorenzo Milani negli anni ‘60 delineava il cuore dell’ingiustizia sociale nel “far parti uguali tra diseguali” ed è di questa proposta culturale che occorre tener conto, oggi, quando si chiede sostegno per le Scuole di tutti i territori italiani, anche quelli socialmente più difficili. Il nostro sistema scolastico accoglie poco più di 8 milioni di studentesse e studenti: l’istruzione non è un settore da poco. Sostenere la crescita culturale delle nuove generazioni significa allora coinvolgere i territori nella gestione del rischio educativo: la crisi non può chiudersi in se stessa, ma deve poter generare speranza e nuove prospettive di dialogo.
Ciò che è accaduto a Carini muove il pensiero ed il sentimento di tutti noi: la messa in gioco di responsabilità comuni tra chi ha a cuore la formazione e ne è implicato come soggetto è la vera risposta alle problematiche che emergono nella gestione delle organizzazioni scolastiche. E non si ha altra scelta, se davvero crediamo nel valore delle comunità educanti come luogo in cui si attuano i diritti costituzionalmente garantiti di libertà ed uguaglianza per ragazzi e lavoratori. Si tratta di una proposta culturale che merita il massimo ascolto: sottende alla richiesta di una Scuola che opera in rete con gli altri Enti sul territorio ed in cui il tempo del preside possa essere dedicato pienamente alla mission educativa, liberato da molestie burocratiche che lo distraggono dal compito primario di sostenere docenti e famiglie lungo il complesso cammino del dialogo intergenerazionale, in un contesto di corresponsabilità educative ed istituzionali che trovano nei patti di comunità la nuova formula operativa.
Milano, 21 marzo 2021 Ufficio stampa DiSAL