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Scandalo dei banchi a rotelle gettati a Venezia: condannate la preside e la dsga a risarcire 30mila euro

Fonte: Tecnica della scuola. articolo del 3.05.2024.

Il 2021 ha visto il dilagare di indignazione di fronte alla foto dei banchi a rotelle destinati al macero. Questi banchi, voluti dall’ex ministra Azzolina durante la fase post-Covid per garantire il distanziamento degli studenti, erano stati accumulati in un liceo di Venezia, ma mai utilizzati a causa del giudizio della dirigente scolastica, che li considerava scomodi e troppo piccoli per gli studenti delle superiori.

La decisione della Corte dei Conti

La decisione della dirigente viene ora pesantemente condannata dalla Corte dei Conti: la ds e la direttrice amministrativa dell’epoca dovranno risarcire la scuola per un ammontare di 30mila euro, 15mila a testa.

Secondo quanto riportato dal quotidiano Il Mattino di Padova, la Procura contabile ha presentato un conto di oltre 38 mila euro, includendo i costi dei banchi, dei flaconi di gel igienizzante e di una grande quantità di mascherine chirurgiche, anch’esse destinate al macero.

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Secondo le indagini, nel 2020 era stata la precedente dirigente scolastica a ordinare i 40 banchi, che poi erano stati lasciati nell’aula magna e utilizzati solo per gli esami di Stato.

La decisione della dirigenza scolastica è stata giustificata con l’inidoneità dei materiali, affermando che il gel era scaduto e le mascherine non erano conformi alle normative. Tuttavia, per la Procura, si è trattato di una scelta “ingiustificata e irrazionale” di dismettere i beni, senza neanche tentare un loro parziale utilizzo, causando un danno erariale di 38 mila euro.

A ciò si aggiunge il fatto che i banchi non erano stati inclusi nell’inventario, violando così la norma sulle scritture contabili e compromettendo la veridicità dei documenti di gestione.

Di conseguenza, la condanna è stata emessa per il pagamento di 30mila euro, esclusi gli 8mila euro relativi all’inutilizzo dei banchi. Le donne hanno la possibilità di presentare ricorso in appello.



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