Documento finale della Direzione nazionale DiSAL sull'inizio d'anno


  Dirigenti Scuole Autonome e Libere

 Associazione professionale dirigenti scuole statali e paritarie  - Ente qualificato dal MIUR alla formazione

 

Direzione nazionale DiS.A.L.  del  23 settembre 2016

Documento finale:   Presidi, protagonisti di scuole autonome e libere”

 

1.  Troppi treni alla partenza

Occorre essere sinceri: mai la gestione organizzativa di un avvio di anno scolastico fu più incerta, complicata e piena di ritardi. Non si può propriamente dire che sia questo un inizio di buona scuola.   Il problema è che, in nome del rinnovamento, si sono voluti far partire insieme troppi treni, senza una regia che ne organizzasse tempistiche, calendari, turni e criteri. Dimenticando, soprattutto, che, come sempre, il disservizio poi lo pagano gli utenti ovvero gli alunni.

Non sempre le accelerazioni pagano. Il perdurare di un assurdo e inefficace sistema di reclutamento, l’eterno e ricorrente ritardo nelle nomine dei supplenti, le sovrapposizioni nelle assunzioni di docenti dalle GAE e dal concorso, i tempi troppo stretti per le chiamate dirette dei docenti, le fasi incredibilmente sfasate tra nomine ed assegnazioni provvisorie e le frequenti anomalie del sistema informatico hanno avviato una miscela di accensioni che non potevano non ingrippare il miglior motore.

 

2.  Nuovi locomotori con pochi macchinisti

Per una corretta gestione delle operazioni di avvio, per rimanere in metafora, si sarebbe dovuto assegnare ai locomotori dell’innovazione ‘macchinisti’ a tempo pieno e, soprattutto, messi nelle condizioni di avviare al meglio la macchina organizzativa: l’a.s. inizia, invece, con il 20% di scuole in reggenza (che significa il 40% di scuole con preside a scavalco), con scuole sovradimensionate di difficile gestione, con l’impossibilità nella maggioranza dei casi di scegliere e nominare in continuità il docente vicario ed i responsabili di plessi, con l’assegnazione alle scuole di un organico per il potenziamento non coerente con il Piano triennale.

 

3. Rami secchi?

Senza parlare di quei pezzi del sistema che in questo anno di buona scuola sembrano volutamente sempre più lasciati abbandonati a se stessi, quasi come linee inutili, prima o poi da dichiarare secche: sono le scuole paritarie, oggetto di un oblio così metodico che sembra quasi decisamente voluto. L’assordante dimenticanza della loro presenza in molti dei bandi ministeriali per l’innovazione, il depotenziamento della loro autonomia con irrisorie detrazioni fiscali alle famiglie, le lunghe attese per l’assegnazione dei fondi ministeriali spettanti, l’indebolimento delle loro dotazioni di insegnanti in parte transitati alle scuole statali senza la previsione di corretti contrappesi. Un servizio pubblico trattato come ramo secco dal sistema di cui fa parte, quasi per poterlo a breve dichiarare inutile, mentre si tratta di un tratto di linea necessario ed innovativo. Senza contare la grande necessità nel nostro sistema di sane e regolate concorrenze, come accade già in altri servizi di pubblica utilità.

 

4. Viaggiare sicuri con gli strumenti dell’autonomia

Eppure sono diversi e decisamente innovativi gli elementi introdotti in questi mesi dalla Buona scuola che, se potenziati e adeguatamente corretti, potrebbero garantire viaggi sicuri ai protagonisti della scuola: la chiamata diretta, la valutazione del merito dei docenti, il Piano di miglioramento come strumento programmatorio di trasparenza, l’organico funzionale all’autonomia, il nuovo coinvolgimento progettuale degli organi collegiali. Strumenti che i dirigenti scolastici stanno imparando ad usare per rendere l’offerta formativa più adatta alle attese di chi apprende. Strumenti a servizio di una regia, sommessa, ma efficace, che in questo inizio d’anno proprio i prèsidi hanno attuato, tante volte con il rischio del ‘senza rete’.

 

5. Capotreni, non solo macchinisti

Va rilevato, infatti, che in questi mesi nelle scuole statali e non statali decisivo è stato proprio il ruolo dei presidi che hanno, di fatto, governato tempi, criticità, modelli, strumenti con rinnovata capacità di finalizzarli in modo funzionale allo scopo della scuola che è il servizio allo studente.

Capotreni capaci, in molti casi, di assumersi rischi e responsabilità per realizzare con intelligenza e generosità il miglior comfort a chi sale sul quel mezzo di trasporto che è ciascuna scuola, verso il viaggio della conoscenza e della vita.

Protagonisti di autonomia: questa la nuova consapevolezza che i tempi e le riforme introdotte stanno sollecitando nei dirigenti scolastici, necessaria e decisiva per un’autentica innovazione del sistema scuola.

Ed è per questo che, assieme all’estrema urgenza di un nuovo reclutamento per tutti i posti vacanti, ad essi vanno urgentemente riconosciute le tutele normative, retributive e di status giuridico che da tempo attendono e le scuole siano liberata da rigidità normative e burocratiche che ancora le vincolano.

 

6. Ad alta velocità, anche a scuola

E’ il tempo, ora, dunque, di un investimento finalizzato e coordinato sulla scuola che dia slancio ai soggetti che vogliono investire, progettare e rischiare: dirigenti scolastici, docenti, personale e famiglie.

Nonostante il clima polemico e di scontro ancora ideologico sulla scuola, ingenerato da certo sindacalismo, favorito dai media e reso possibile anche dalle lacune della politica e dell’amministrazione scolastica, ci interessa soprattutto sostenere fatti, esperienze, reti di scuole, solidarietà professionali, momenti di formazione e di incontro.

E’ sempre più evidente quanto sia vitale nelle scuole fare rete, associarsi, lavorare in comune.

Ci sono scuole, gruppi di docenti ed esperienze didattiche che sia a livello territoriale che nazionale si mettono insieme e si aiutano.  Ci sono molte esperienze di esercizio di autentica autonomia scolastica dal basso generate da dirigenti scolastici, statali e non statali, che, mossi dall’interesse al bene comune, sviluppano iniziativa e collaborazione tra soggetti educativi.

C’è un orgoglio professionale da ritrovare e sostenere in un momento in cui si avverte il rischio di ridurre il dirigente scolastico a semplice terminale di un apparato burocratico che vorrebbe ammodernarsi sulla testa dei suoi funzionari.  E’ un nuovo interesse verso un protagonismo professionale radicato nella consapevolezza del compito educativo che potrà configurare, nel tempo, se sostenuto, una nuova dirigenza scolastica pubblica, statale e non statale.

Per questo è sempre più necessario, oggi, che i prèsidi si aiutino, attraverso le associazioni e le diverse forme di cooperazione professionale, a consolidare visioni e competenze culturalmente fondate e moderne partecipando a percorsi di formazione, condividendo strumenti e servizi per la direzione di scuole, promuovendo collaborazioni con soggetti della società civile.

Per fondare un tempo di scuole autenticamente autonome e libere.

  

                                                                                               Direzione nazionale Di.S.A.L.

 

 
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